Mario Draghi e Christine Lagarde (foto Twitter)
Difficilmente domani, nell’ultima riunione sotto la presidenza di Mario Draghi, il consiglio direttivo della Banca centrale europea prenderà decisioni significative. Nel pacchetto di misure di stimolo approvato a settembre, la Bce ha riaperto il Quantitative easing, con 20 miliardi di euro di acquisti mensili, e ha tagliato di nuovo il tasso sui depositi, portandolo dal -0,4 al -0,5%. In Germania queste misure sono state pubblicamente contestate dai vertici di grandi gruppi privati come Allianz e Deutsche Bank, che si sono lamentati di quanto i tassi negativi siano un problema per i risparmi dei clienti. Anche la Bundesbank è stata molto critica, anche se a un livello più informale.
È probabile che Draghi abbia scelto di approvare questo tipo di stimoli a settembre, forse anche in anticipo rispetto alle esigenze reali dell’economia, per evitare che tocchi a Christine Lagarde farlo: in questo modo l’ex direttore del Fondo monetario internazionale che dal primo di novembre sarà presidente della Bce potrà risparmiarsi l’approvazione di misure che rischierebbero di farla entrare subito in conflitto con i suoi colleghi del consiglio direttivo. Le stesse lamentele dei tedeschi potrebbero essere state un messaggio a Lagarde, più che all’uscente Draghi.
Lagarde può quindi sperare di trovare un ambiente sereno, per quanto possibile, negli uffici di Francoforte. Si può sicuramente leggere come un segnale di distensione la nomina di Isabel Schnabel a nuovo membro del comitato esecutivo della banca centrale, l’organo di sei persone, presidente compreso, che decidono le politiche monetaria della Bce per poi proporle al consiglio direttivo, di cui fanno parte tutti i governatori delle banche centrali della zona euro. I tedeschi non hanno mai avuto un loro presidente della Bce, ma hanno sempre avuto un membro del comitato esecutivo. L’attuale consigliere, Sabine Lautenschläger, ha deciso di lasciare in anticipo la poltrona, proprio in polemica con le ultime decisioni di Draghi.