L’industria italiana in profondo rosso si salva solo grazie ad una ripresa delle esportazioni. Il calo del fatturato annuo è salito al 5,7%. I dati di settembre diffusi oggi dall’Istat confermano una crisi conclamata.
Una situazione allarmante se si pensa che l’unica ancora di salvezza sembra essere l’export e che l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, con il suo progetto bellicoso di dazi anche sui prodotti Ue potrebbe far precipitare la situazione. “Mettere i dazi anche i prodotti italiani significa aiutare indirettamente la Cina, questo dovrà essere molto chiaro” ha detto oggi parlando al Forum dell’Agricoltura di Coldiretti il ministero degli Esteri Antonio Tajani e ricordando però che con la vecchia amministrazione Trump per “l’Italia c’era stato sempre un occhio di riguardo, una posizione diversa rispetto a quella per altri Paesi”.
A livello mensile si registra un calo del valore dello 0,3% a fronte di una riduzione dei volumi, il numero di merci vendute, dello 0,1%. Risultati dovuti alla crisi del mercato interno, -0,9% in valore, mentre quello estero è in ripresa, +0,9% in valore. Non si tratta di una situazione passeggera. Da 5 mesi consecutivi le industrie italiane producono sempre meno e guadagnano sempre meno. Il terzo trimestre è il primo in cui si sono registrati solo cali del fatturato dell’industria. In totale il valore è sceso dell’1,3% in valore e dell’1,8% in volume. A livello annuale i dati risultano molto negativi. Da settembre 2024 il fatturato dell’industria è calato del 5,7%. L’ultima volta in cui è stato così basso era il gennaio del 2022, mentre per quanto riguarda i volumi, calati del 4,7%, siamo tornati ai livelli dei mesi appena successivi della pandemia, febbraio 2021. In pratica sono andati in fumo due anni di ripresa.
Le ragioni dietro a questa flessione sono diverse: dalla recessione che ha colpito la Germania, primo partner commerciale dell’Italia, agli strascichi della crisi energetica. La preoccupazione per le mosse di Trump, che ha già annunciato l’introduzione a gennaio di dazi su prodotti provenienti da Cina, Canada e Messico, è elevata in tuta Europa. La presidente della Bce Christine Lagarde ieri ha sottolineato come una guerra commerciale a tutto campo con gli Usa non sarebbe nell’interesse di nessuno. “L’Europa dovrebbe offrirsi di comprare alcuni beni dagli Usa come gas naturale liquefatto o equipaggiamenti per la difesa” nella logica di un “buy american” anziché il muro contro muro sui dazi.