martedì 2 gennaio 2024
L’ad del gruppo: puntiamo a produrre il 40% dell’energia che ci serve e a trasportare il 30% delle merci. La rete è congestionata: fondamentali i piani su Roma-Firenze e linea adriatica
L'ad del gruppo Fs Luigi Ferraris

L'ad del gruppo Fs Luigi Ferraris

COMMENTA E CONDIVIDI

Quando si guida un gruppo, come Fs, da 91mila dipendenti (tra Ferrovie ed Anas), si sogna in grande: «Il mio sogno – racconta Luigi Ferraris, 61 anni, da due e mezzo amministratore delegato di Ferrovie dello Stato – è portare un Frecciarossa a viaggiare alla Grand Central Station di New York. Siamo già un’eccellenza europea, in Spagna la nostra Iryo è stata premiata come “compagnia dell’anno 2023”. Ma sarebbe come vincere un’Olimpiade». Luigi Ferraris è uno dei “ top manager“ della galassia delle partecipate pubbliche. Nessuno ha un curriculum come il suo: dopo 16 anni in Enel, ha lavorato in ruoli di vertice pure in Poste e Terna. Un binomio fra energia e infrastrutture che lo rende particolarmente atto a parlare delle sfide di sostenibilità di Fs che, con un piano industriale decennale (al 2031) da quasi 200 miliardi di euro d’investimenti, è il maggiore appaltatore del Paese e lo sarà anche dopo il termine del Pnrr.

Ferraris, ma sognare può far perdere in un’azienda il contatto con la realtà? No. La base resta quella che siamo un grande attore della società, perché connettiamo persone e merci e lo facciamo con un mezzo sostenibile per definizione: il treno. E con la capacità di essere inclusivi, anche con le persone che sono ai margini della società.

Ad esempio? La prima pietra del progetto “Mi riscatto per il futuro”: siglato col carcere di Opera, vede da settembre 5 detenuti assunti per 6 mesi. Si investe in formazione, anche con i detenuti si possono creare professionalità che ci mancano. Spero di ampliare l’iniziativa.

Cosa significa guidare un colosso come Fs? Il gruppo gestisce 17mila chilometri di binari, oltre a 30mila di strade e 4mila gallerie. Per chi nasce ingegnere, è come per un bambino stare in un parco giochi.

Un destino, il suo? Un po’, sì. Ho padre lombardo e madre piemontese, nella cui famiglia erano tutti ferrovieri. Così sono cresciuto fra caserme – mio padre era carabiniere – e stazioni. Poi, laureandomi a Genova, ho fatto il pendolare fra Milano e Genova.

Cosa significa per il gruppo Fs avere una strategia di sostenibilità? É un fattore strategico strutturale. Raccogliendo in primis le sfide del risparmio energetico e della logistica intermodale. E senza pesare sugli utenti: negli ultimi 18 mesi il prezzo dei materiali è salito del 30/40 per cento, ma non abbiamo toccato i biglietti.

Partiamo dal primo punto. Siamo il primo consumatore d’Italia, con il 2% della domanda energetica che nel 2022 ci è costata 1,2-1,3 miliardi di euro. Abbiamo l’opportunità di autoprodurre energia negli spazi di prossimità, installando pannelli solari su immobili e terreni: potremmo arrivare a produrre il 40% del nostro fabbisogno e raggiungere la neutralità carbonica al 2040. Per ora c’è però la difficoltà ad approvvigionarci di trasformatori. Inoltre recuperiamo energia dai sistemi di frenatura.

Quanta ne consumano i treni? L’ultimo Frecciarossa 1000 consuma il 30% in meno, grazie a materiali più leggeri ed ai nuovi motori elettrici. I nostri treni hanno materiale riciclabile al 94%, i Rock al 96% e gli altri riciclabili per oltre il 90%.

Il treno a idrogeno può divenire una realtà? É un’alternativa a cui si lavora, specie per sostituire il diesel. Abbiamo vinto anche un appalto in Olanda, per i bus, con la controllata Qbuzz. Intanto, in Calabria sperimentiamo 5 convogli che usano bio-combustibili, prodotti con Eni.

E l’intermodalità? Se ne parla da qualche anno, è un grande obiettivo. In Italia la quota di trasporto merci ferroviario è dell’11% rispetto a una media europea del 20%. L’obiettivo è trasferire entro il 2030 il 30% della merce dalla gomma al ferro per distanze sopra i 300 km., utilizzando l’autotrasporto soprattutto per il primo e ultimo miglio. Per questo occorrono però migliori connessioni coi porti. Devi avere un modello da perseguire come Paese. E questo compito è in primis del governo.

Cosa servirebbe fare? Il vero tema è la congestione della rete. Il numero di convogli è salito del 200% dal 2009, per Roma passano mille treni al giorno. Bisogna adeguare le capacità della rete ai nuovi scenari. In media abbiamo infrastrutture vecchie di 60/70 anni. Occorre programmare di più: puntare su una rete dedicata solo all’Alta Velocità, e poi specializzare le stazioni, con alcune dedicate appunto solo all’AV. Serve aprire un tavolo per il raddoppio della Roma-Firenze. Fondamentale è poi il potenziamento della linea Adriatica, avrebbe un effetto pari al Terzo Valico a Genova. Per poter fare tutto ciò la base di partenza è snellire l’iter autorizzativo. Se penso che ci sono voluti 20 anni per avviare il collegamento - appena 8 km. fra Mestre e l’aeroporto di Venezia… Il Pnrr ci dà una bella mano, chiudiamo il 2023 con 7 miliardi spesi sui 25 a noi assegnati. Ma è un impegno molto sfidante, che va anche al di là del Pnrr.

Parliamo del campo sociale: cosa fa Fs per i giovani? Abbiamo un piano di assunzioni di 40mila unità in 10 anni, per metà di crescita aggiuntiva. In 2 anni sono state già assunte 18mila persone. L’elemento più critico è fargli vedere una prospettiva, per questo dico ai manager che metà del tempo va dedicata a loro.

E per la diversità di genere? Parlano i numeri: abbiamo il 20% di donne nel 2022, il 30% in posizione manageriale. Cerchiamo di diffondere una cultura del lavoro che non le penalizzi. E contro la violenza di genere abbiamo attivato degli “help center” e il “biglietto SOSpeso”: per tutto il 2024 il gruppo Fs sosterrà le associazioni anti-violenza con biglietti del treno gratuiti.

C’è anche un tema di recupero delle stazioni abbandonate? Sì. Noi contiamo su 2.200 stazioni, 500 delle quali oggi chiuse. C’è il progetto di rimetterle al centro del territorio. La rete ferroviaria ha una sua struttura Tlc e dobbiamo passare alla fibra ottica, per sviluppare il wi-fi pure sui regionali. Una volta fatto, le stazioni in disuso potranno divenire centri di telemedicina, avere spazi di coworking. E’ un’azione che si abbina allo sviluppo del turismo lento, che prende piede anche grazie al lavoro di Fondazione Fs con i treni storici. Come il notturno Espresso Cadore da poco inaugurato, che porta i turisti da Roma a Cortina.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI