Sono i bambini italiani ad avere pagato il prezzo più alto della grande recessione. La diffusione della povertà relativa tra i minori è salita infatti dall’11% al 19% tra la prima decade del secolo e il 2014. Il rapporto Istat diffuso ieri sottolinea come la crescente vulnerabilità dei minori è legata alle difficoltà dei genitori a sostenere il peso economico della prima fase del ciclo di vita familiare, a seguito di opportunità di lavoro scarse e precarie. Con dati come questo non stupisce che la natalità lo scorso anno sia scesa al minimo storico dall’Unità d’Italia (488mila nati, 15mila in meno). E questo nonostante il via al bonus bebé. Avere un figlio in più, può significare per molte famiglie cadere in una condizione di indigenza. Governo e Parlamento sembrano più sensibili che in passato ad affrontare un tema decisivo per il futuro del Paese. Ma il percorso per ora è solo accennato e molto dipenderà dai fondi disponibili, oltre che dalla scelta delle priorità. Il ministro
Enrico Costa, titolare degli Affari regionali con delega alla Famiglia, ha an- nunciato ieri che ne parlerà lunedì con il titolare dell’Economia, Pier Carlo Padoan: «Sarà un incontro preliminare – ha sottolineato Costa – per avviare una riflessione con l’obiettivo di individuare misure chiare, efficaci, organiche» a favore della famiglia, «ricordando che ogni euro dato a una famiglia non è un segno meno nel bilancio ma un segno più per il Paese». Il ministro vuol superare l’attuale dispersione di misure e di norme, puntando a «qualcosa di riconoscibile che consenta alle giovani coppie di avere fiducia e di vedere lo Stato come alleato». In Parlamento c’è già la proposta di un ampio gruppo di parlamentari Pd (primo firmatario Stefano Lepri) per
istituire un bonus unico di 150 euro al mese per ogni figlio minorenne, da corrispondere fino al raggiungimento della maggiore età. Si tratterebbe di una misura strutturale e sostitutiva degli attuali sussidi. Ma ha il 'difetto' di costare, a regime, 4 miliardi l’anno. Troppi, specie considerando l’ampio menù di interventi annunciati dal governo (Ires ed Irpef, flessibilità pensionistica, bonus ai pensionati, ecc.).
Raddoppiare l’attuale bonus bebè triennale a 160 euro mensili, come propone il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ha il vantaggio di essere meno costoso, ma ha il suo limite nella scadenza temporale ristretta. Per questo nel governo si pensa a misure strutturali ma più mirate, come un aiuto al secondo figlio, sostenendo così le famiglie che decidono di non accontentarsi del figlio unico. Una strada praticabile con un minor impegno finanziario e che si proporrebbe, nel tempo, di far aumentare quell’indice di fecondità sceso ulteriormente nel 2015 a 1,35 figli per donna. La strada potrebbe essere quella di un bonus o forse di una detrazione fiscale da prevedere nell’ambito dell’intervento sull’Irpef annunciato da Matteo Renzi.