La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in Danimarca per discutere di energia alternativa - Ansa/Epa
L’obiettivo è ambizioso, liberarsi della dipendenza energetica da Mosca entro il 2027, già entro fine 2022 si dovrebbe scendere di due terzi di importazioni di gas russo. Obiettivo contenuto nel preannunciato pacchetto REPowerEU, presentato ieri dalla Commissione Europea. Ogni anno, ricorda Bruxelles, l’Ue paga un totale di 100 miliardi di euro l’anno per importazioni di combustibili fossili dalla Russia. «REPowerEU – ha dichiarato la presidente Ursula von der Leyen – ci aiuterà a risparmiare più energia, accelerare la progressiva uscita da combustibili fossili e, cosa più importante, far partire investimenti su nuove dimensioni».
Secondo la Commissione, servono investimenti pari a 210 miliardi di euro entro il 2027 e 300 miliardi nel 2030. Bruxelles propone tre fonti. Anzitutto, i circa 225 miliardi di prestiti non ancora richiesti nel quadro del Piano di rilancio, che potranno essere utilizzati nel quadro di REPowerEU semplicemente aggiungendo un capitolo extra al Pnrr già concordato. L’Italia ha un problema: è l’unico Stato ad aver chiesto la sua intera quota di prestiti.
La Commissione spiega però che sarà possibile attingere a quelli che restano inutilizzati da altri Stati membri. Seconda fonte, la possibilità di aumentare la destinazione a riconversione energetica dal 7,5% al 15% dei fondi di coesione (26,9 miliardi di euro) e dei fondi agricoli (7,5 miliardi). Unici soldi «freschi» sono 20 miliardi di euro di sovvenzioni ricavati dalla vendita di quote di emissioni. Due miliardi sono destinati in particolare ai Paesi senza sbocco sul mare, come Repubblica Ceca, Slovacchia e soprattutto Ungheria – che sta bloccando l’embargo petrolifero – per aiutarli a finanziare oleodotti alternativi e riadattare le raffinerie.
Per le misure, al primo posto c’è il risparmio energetico. «Voglio solo informare – ha detto il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, alludendo a Mario Draghi – che, abbassando un po’ il riscaldamento e non attivando troppo presto l’aria condizionata, si tolgono soldi dalle tasche di Putin». La Commissione propone di aumentare dal 9% al 13% l’obiettivo di efficienza energetica prevista dal Piano «Fit for 55» . E suggerisce una serie di «comportamenti» che potrebbero far risparmiare il 5%. Tra le altre misure, il taglio dell’Iva su sistemi di riscaldamento efficienti, isolamento degli edifici e altro.
Altro punto chiave, la Commissione propone di elevare l’obiettivo di quota di rinnovabili entro il 2030 dal 40% al 45%, con il solare al primo posto. Von der Leyen ieri ha annunciato la proposta di un obbligo di installare pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici commerciali e pubblici entro il 2025, e per gli edifici residenziali di nuova costruzione entro il 2029.
Si tratterà anche di facilitare i permessi, che richiedono fino a nove anni per i parchi eolici e quattro-cinque anni per il solare: Bruxelles propone di spostare «a monte» l’analisi di impatto ambientale: non per i singoli progetti, ma per le aree in cui costruirli («go to areas»). Così si potrebbe tagliare a un anno la durata della richiesta dei permessi (sei mesi per l’aggiornamenti di impianti esistenti). Tra le altre misure, il rilancio dell’idrogeno, con 10 milioni di tonnellate prodotte nell’Ue e altri 10 milioni importati entro il 2030; e del biometano, da portare a una produzione di 35 miliardi metri cubi.
Sostegno inoltre alle pompe di calore, da portare a 10 milioni di unità nei prossimi cinque anni. Particolare che non piacerà a molti: per i prossimi 5-10 anni, dice Bruxelles, sarà necessario utilizzare anche centrali nucleari e a carbone. Importante è infine la diversificazione delle fonti energetiche, negoziando forniture con vari partner, dall’Algeria ai Paesi del Golfo, a Usa e Canada. La Commissione propone per l’immediato una «piattaforma energetica Ue», per facilitare negoziati congiunti con i partner, evitando una concorrenza tra Paesi Ue. Successivamente, si pensa alla creazione di un meccanismo di acquisto comune.
La Commissione ieri ha inoltre presentato proposte per combattere il caro prezzo energetici. Spicca la questione del tetto ai prezzi a livello Ue richiesto da vari Stati membri come l’Italia. Bruxelles lo prevede solo in caso di emergenza: «Un tetto ai prezzi – afferma – potrebbe esser necessario a livello Ue in caso di una totale interruzione delle forniture di gas. Il tetto dovrebbe esser limitato alla durata dell’emergenza Ue e non dovrebbe compromettere le capacità dell’Ue di attrarre fonti alternative di gas». Possibile però un tetto nazionale, come già concesso a Spagna e Portogallo.