Le monete da 1 e 2 centesimi di euro - cc GregMontani Pixabay
Le monetine da 1 e 2 centesimi di euro sono sono gli avversari più tenaci di chi ha dichiarato “guerra al contante”. Da 18 anni questi spiccioli placcati in rame resistono nei borsellini dei cittadini europei nonostante la loro malcelata inutilità: i sacchetti in cui imbustare frutta e verdura al supermercato sono forse l’unica cosa che una singola di queste monete può comprare. Anche mettendole assieme non si combina molto: che cosa costa meno di 5 centesimi?
Gli spiccioli sono ostinati davvero: l’Europa è riuscita a sbarazzarsi della banconota da 500 euro – non si stampa più dal 2019 anche se continua a circolare – ma non delle monetine. Nuove minacce incombono però sul futuro degli spiccioli. Lunedì scorso la Commissione europea ha avviato una valutazione di impatto sull’uso delle monete da 1 e 2 centesimi. Dal 28 settembre fino al 26 ottobre ogni cittadino europeo può esprimersi liberamente sul sito della Commissione sull’opportunità di eliminare gli spiccioli e arrotondare ogni prezzo ai 5 centesimi. Tra gli oltre 250 pareri in lingue diverse arrivati alla Commissione nei primi due giorni la maggioranza chiede di abolire gli spiccioli, ma c’è anche molta diffidenza. «Sono radicalmente contrario a questa misura poiché, sebbene possa essere molto fastidioso portare queste monete con sé, la loro eliminazione causerà un aumento dei prezzi che cadrà sulle teste delle classi popolari » scrive per esempio il cittadino spagnolo Jorge Rubio.
Sui prezzi serviranno controlli. La logica starebbe però dalla parte dell’abolizione. Già nel 2018 la Commissione aveva condotto uno studio approfondito sui centesimi arrivando a conclusioni piuttosto chiare. Ad esempio quella per cui gli spiccioli sono monete “a senso unico”: i negozianti li comprano dalle banche, i clienti li prendono come resto e poi le monetine spesso spariscono, si perdono e non entrano mai “in circolo”. Al momento nella zona euro dovrebbero circolare 37,2 miliardi di monete da un centesimo e 28,8 miliardi di monete da 2 centesimi. Le stime dicono che una buona parte di questi spiccioli è andata perduta.
Oltre a non essere usati, gli spiccioli sono anche le uniche monete dell’euro che costano più di quanto valgano. Le zecche rimangono riservate sui loro conti, ma secondo l’indagine della Commissione il costo di conio di un centesimo è di circa 1,6 centesimi e quello dei 2 centesimi è di circa 3. Questo crea il raro fenomeno del “signoraggio negativo”, quello in cui la banca centrale perde soldi emettendo moneta. L’Italia, che a volte i conti li sa fare, ha smesso di coniare 1 e 2 centesimi già dal 2018 e così risparmia circa una decina di milioni di euro all’anno.