Al porto di Cherbourg, in Normandia, i camion in fila aspettano di essere imbarcati sul traghetto che li porterà a Rosslare, in Irlanda, senza passare dal territorio del Regno Unito - Ansa (Epa)
Com’era prevedibile, la Brexit ha fatto crollare gli scambi commerciali tra il Regno Unito e i Paesi dell’Unione europea. La pubblicazione dei dati sul commercio estero di gennaio 2021 (il primo mese di Brexit completa) da parte di Eurostat per l’Ue e di Istat per l’Italia mostra quanto questo crollo sia stato pesante.
I dati sono brutti in generale, perché continuano a farsi sentire gli effetti della pandemia. Le esportazioni dei 27 Paesi dell’Ue a gennaio sono scese del 10,8% rispetto a un anno fa, le importazioni sono diminuite del 16,9%. L’unico mercato che si salva è la Cina, dove la ripresa economica è iniziata già nella seconda parte dell’anno passato: le vendite dall’Ue verso Pechino sono cresciute del 6,6% (a 16,1 miliardi di euro), mentre le importazioni sono diminuite del 3,8% (a 33,3 miliardi) per un saldo mensile della bilancia commerciale che, per l’Ue, è negativo per 17,2 miliardi di euro. Gli scambi con gli Stati Uniti, che nel 2020 sono scivolati al secondo posto proprio dietro alla Cina tra i maggiori partner commerciali dell’Europa, sono peggiorati sia sul fronte dell’export (-9,6% a 28,2 miliardi) che su quello delle importazioni (-26,3% a 11,5 miliardi) con un saldo positivo, per l’Ue, di 13,6 miliardi di euro.
Il crollo dell'export europeo verso il Regno Unito rispetto all'export dell'Ue verso il resto del mondo a gennaio - Eurostat
Ora che è fuori dall’Unione, il Regno Unito ha presto il posto della Svizzera come terzo maggiore partner commerciale dei Paesi dell’Ue. Il dato sul primo mese di Brexit era particolarmente atteso. È stato disastroso. A gennaio c’è stato un crollo del 27,4% delle esportazioni dall’Ue (a 18 miliardi) e una caduta del 59,5% delle importazioni (a 6,4 miliardi). Anche in questo caso la bilancia commerciale è favorevole all’Europa, positiva con 11,6 miliardi di euro di avanzo.
Questo crollo nei rapporti commerciali con il Regno Unito è stato ancora più forte per l’Italia, che a gennaio si è confermata la terza economia della zona euro, dopo la Germania e i Paesi Bassi, per quello che riguarda i rapporti con l’estero (fa il 19,6% dell’export europeo e il 13,6% dell’import). Le vendite di prodotti italiani nel Regno Unito sono crollate del 37,4%, a 1,27 miliardi di euro, con cadute attorno al 60% per abbigliamento, metalli e farmaceutica. Molto male anche le vendite dell'alimentare (-27,8%) e degli autoveicoli (-31,7%). Meglio (-15,1%) il settore dei macchinari. Le importazioni di prodotti britannici in Italia sono precipitate del 69,5%, a 236,2 milioni di euro: per alcuni prodotti britannici c’è stato quasi un azzeramento. È il caso dei prodotti agricoli (-97,2%), dei prodotti petroliferi raffinati (-94,6%) e dell'alimentare (-91,9%).
I rapporti commerciali tra l’Ue e il Regno Unito dal primo di gennaio sono regolati dall’accordo del 24 dicembre 2020, un’intesa che ancora deve essere approvata dal Parlamento europeo, e quindi dal Consiglio dell’Ue, per la sua entrata in vigore definitiva. I rapporti tra Londra e Bruxelles sono pessimi, in queste settimane: martedì l’Ue ha «messo in mora» i britannici perché il governo Johnson per aver violato le disposizioni sostanziali del protocollo sull'Irlanda e l'Irlanda del Nord.