La riunione della cabina di regia sulla Nadef presieduta dal premier Mario Draghi - Ansa
Quel numeretto era noto a Mario Draghi e Giorgia Meloni sin dal mattino: bollette al +59%. E per tutta la giornata gli sherpa fanno la spola tra Palazzo Chigi e Montecitorio, dov’è insediato il quartier generale della leader Fdi, per trovare una linea comune. Che viene sancita anche con un contatto diretto tra i due, cui segue l’emanazione di una doppia nota, ma dai contenuti- fotocopia. «La crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che riduca i costi per famiglie e imprese, limiti i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, eviti distorsioni del mercato e tenga unita l’Ue di fronte all’emergenza», dice Draghi. Che poi incalza Bruxelles e, soprattutto, Berlino, che con l’annuncio di 200 miliardi 'anti-bollette' e continuando a frenare sul 'price cap' europeo mostra di voler andare per conto proprio: «Non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli Ue dobbiamo mostrarci compatti, determinati e solidali come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina». A stretto giro di posta, anche Meloni rilascia una nota stampa.
Le similitudini sono evidenti: «Di fronte alla sfida epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a livello europeo, nessuno Stato membro può offrire soluzioni da solo, nemmeno quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario». La leader Fdi rivolge lo sguardo al Consiglio energia di oggi cui parteciperà il ministro Roberto Cingolani: «Prevalgano buon senso e tempestività». Sono parole che esprimono, da entrambe le parti, il timore della 'tempesta perfetta'. L’Italia con bollette ingestibili e un tesoretto da 10 miliardi, insufficienti senza un ombrello europeo che Berlino frena, potendo fare debito per 200 miliardi senza allarmare i mercati. Anche il nuovo decreto Aiuti - a questo punto è sempre più probabile che lo scriva lo stesso Draghi risulterebbe un pannicello dagli effetti ridotti.
E il nuovo Parlamento entrerebbe immediatamente in fibrillazione. Già Giuseppe Conte prepara le barricate: «La Germania mette sul piatto 200 miliardi, la missione del nuovo esecutivo è ottenere un piano europeo come il Recovery durante la pandemia ma mi sembrano concentrati a litigare sulle caselle di governo». Ma non è il capo M5s a destare le maggiori preoccupazioni per Giorgia Meloni. Perché a usare toni analoghi a Conte è il suo alleato Matteo Salvini: anche il capo della Lega prende ad esempio Berlino e dice che «serve un intervento anche in Italia altrimenti le nostre aziende non potranno più competere e lavorare». Benché smentisca, la leader Fdi ha motivi di temere che il leader del Carroccio cavalchi il disagio anche stando dentro una maggioranza politica. Perciò, la nota di Meloni si differenzia in un solo aspetto da quella di Draghi: quando aggiunge che sul tema delle bollette serve «compattezza di tutte le forze politiche».
Uscendo da Montecitorio con le luci della sera, ripete: «È un tema da affrontare insieme». È un appello rivolto proprio a Salvini. Il lavorìo comune Draghi-Meloni continuerà ora per cercare di strappare il massimo al Consiglio energia di oggi e ai prossimi vertici dei capi di governo. Diversamente, e contrariamente da quanto detto sinora da entrambi, andrà valutato lo scenario estremo dello scostamento di bilancio, con l’incognita della reazione dei mercati.