giovedì 26 settembre 2013
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«Entro metà ottobre avremo definito il piano, già in buona parte abbozzato, e invieremo il documento dettagliato a Bruxelles. Poi aspettiamo l’arrivo dei fondi europei». Il sottosegretario al Lavoro Carlo Dell’Aringa spiega le prossime tappe di definizione del programma di "Garanzia giovani".Che cosa manca ancora da definire: chi fa che cosa?Sì, in parte. Puntiamo su una forte collaborazione tra strutture pubbliche, private e del privato sociale, coinvolgendo, oltre ovviamente ai centri per l’impiego che saranno il perno dell’operazione, anche le agenzie per il lavoro private, le scuole, le università, gli enti di formazione e gli altri soggetti del settore. Applicheremo il criterio di sussidiarietà, ma il sistema deve restare pubblico e universale, nella definizione degli obiettivi ovviamente come pure nella prima fase di accoglienza dei giovani. Un po’ come avviene per la sanità: un cittadino può farsi operare anche in un ospedale privato, prima però deve essere stato visitato dal suo medico di base (pubblico), che ha la responsabilità di decidere se il caso è più o meno grave, che accertamenti servono e quali no, ecc. Poi una volta fatta l’accoglienza del ragazzo in un centro pubblico, la risposta ai suoi bisogni può essere data con un voucher da spendere in una struttura di formazione privata o tramite un’agenzia che gli procura un’occasione di lavoro.Quale sarà il bacino di giovani a cui vi riferirete?Quello previsto di norma dall’Europa sono i giovani tra 18 e 24 anni, ma è probabile che si allarghi la platea fino ai 29 anni per includervi almeno i laureati e i ragazzi ancora minorenni ma usciti dal ciclo di studi.Parliamo di milioni di persone... I Neet che non lavorano né studiano né sono in formazione fra i 15 e i 24 anni sono 1,2 milioni, 2,2 milioni se si considerano le persone fino ai 29 anni d’età...Sì. E infatti stiamo ancora verificando se procedere per flussi (tutti quelli si diplomano e si laureano nell’anno, ad esempio) o agire sui "bacini" come ad esempio quello dei Neet o ancora partire "invitando" un target più ristretto, come chi si trova in maggiore difficoltà.Ma le strutture pubbliche saranno davvero in grado di accogliere, orientare e dare una risposta a tutti i giovani come prevede la Youth guarantee? Non sarebbe necessaria una riforma dei Cpi e un piano di assunzioni?Le preoccupazioni ci sono eccome, in particolare per molte strutture del Mezzogiorno. Assunzioni sarebbero necessarie, perché il confronto con gli altri partner europei nel rapporto addetti/utenti evidenzia una forte insufficienza di personale, ma sono possibili solo per quanto riguarda figure professionali addette ai servizi e non, diciamo, di struttura. Ho fiducia, comunque, che la risposta sarà positiva.
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