Reuters
Un mondo pervaso da conflitti e tensioni, che vede sempre più innalzare barriere protezionistiche ai commerci e serrare le frontiere, oltre a dover far fronte con i rischi estremi del cambiamento climatico. È un quadro «piuttosto cupo per il decennio a venire» quello delineato dal Rapporto sui rischi globali del Forum economico mondiale di Davos, un quadro a cui occorre far fronte ricorrendo invece a «una maggiore cooperazione», dando spazio al «multilateralismo, al dialogo, al rafforzamento dei legami internazionali». Le crescenti sfide geopolitiche, ambientali, sociali e tecnologiche «minano la stabilità e il progresso»: la partita dello sviluppo, è l’avvertimento che arriva dal documento, non si vince da soli, la frammentazione non è la soluzione.
Secondo il rapporto, i conflitti armati tra Stati sono considerati il «rischio globale immediato più urgente» per il 2025, con quasi un quarto dei 900 intervistati dallo studio – accademici, dirigenti d’azienda, personalità politiche – che li considera la preoccupazione maggiore per il prossimo anno. Per il secondo anno consecutivo, misinformazione e disinformazione restano invece i principali rischi di breve periodo in base ai dati, che sottolineano «la persistente minaccia alla coesione sociale e ai sistemi governance, erodendo la fiducia ed esacerbando le divisioni all’interno e tra le nazioni». Altri rischi rilevanti di breve periodo sono gli eventi meteorologici estremi, la polarizzazione sociale, lo spionaggio informatico.
I rischi ambientali, secondo l’analisi del Forum, dominano l'orizzonte di lungo periodo, con eventi meteorologici estremi, scomparsa della biodiversità e collasso degli ecosistemi, cambiamenti critici dei sistemi terrestri e scarsità di risorse naturali in cima alla classifica dei maggiori rischi per i prossimi dieci anni. Nel complesso, gli eventi meteorologici estremi sono stati identificati sia come rischi immediati, sia nel breve e nel lungo periodo.
Per Peter Giger, manager di Zurich Insurance, «mitigazione e adattamento al cambiamento climatico sono cruciali. Non basta solo assicurarsi, servono infrastrutture sociali. I rischi ambientali restano tra i più alti rischi del prossimo decennio, e siamo ancora poco preparati. L’inquinamento sta aumentando e si sta accumulando, provocando danni. Bisogna far pressione sui decisori politici». Secondo il rapporto, «tutti i 33 rischi identificati nel ranking aumentano di gravità nel lungo periodo, riflettendo le preoccupazioni degli intervistati circa l'aumento della frequenza o dell'intensità di questi rischi nel corso del prossimo decennio»Mentre le divisioni si acuiscono e la frammentazione ridisegna gli scenari geopolitici ed economici, «ripiegarsi su sé stessi non è una soluzione praticabile. Il decennio che ci attende rappresenta un momento cruciale per i leader, che dovranno gestire rischi complessi e tra loro interconnessi, affrontando i limiti delle strutture di governance esistenti». Per evitare una spirale di instabilità – e ricostruire invece la fiducia, migliorare la resilienza e garantire un futuro sostenibile e inclusivo per tutti – «le nazioni dovrebbero dare priorità al dialogo, rafforzare i legami internazionali e favorire le condizioni per una rinnovata collaborazione».