mercoledì 15 gennaio 2025
Secondo il Rapporto sui rischi globali del Forum economico mondiale, i conflitti armati, la disinformazione e il cambiamento climatico sono i pericoli maggiori: «Si punti al multilateralismo»
Davos: «Più cooperazione contro guerre e protezionismi»

Reuters

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Un mondo pervaso da conflitti e tensioni, che vede sempre più innalzare barriere protezionistiche ai commerci e serrare le frontiere, oltre a dover far fronte con i rischi estremi del cambiamento climatico. È un quadro «piuttosto cupo per il decennio a venire» quello delineato dal Rapporto sui rischi globali del Forum economico mondiale di Davos, un quadro a cui occorre far fronte ricorrendo invece a «una maggiore cooperazione», dando spazio al «multilateralismo, al dialogo, al rafforzamento dei legami internazionali». Le crescenti sfide geopolitiche, ambientali, sociali e tecnologiche «minano la stabilità e il progresso»: la partita dello sviluppo, è l’avvertimento che arriva dal documento, non si vince da soli, la frammentazione non è la soluzione.

«Forze che puntano alla frammentazione stanno influenzando e modellando la geopolitica – sottolinea Mirek Dusek, managing director del Forum –. Se l’anno scorso il tema era ricostruire la fiducia, oggi il rischio maggiore è quello dei conflitti statali legato al fatto che viviamo in un ambiente geopolitico molto complesso. Ci sono ovviamente aspetti legati alla guerra in Ucraina, ma anche le emergenze umanitarie che sono legate a conflitti come quelli a Gaza o in Sudan e che vanno al di là dei dati. Il commercio globale sta ancora crescendo, anche se non ai più livelli precedenti, ma certo c’è un panorama politico più competitivo».
Secondo il rapporto, i conflitti armati tra Stati sono considerati il «rischio globale immediato più urgente» per il 2025, con quasi un quarto dei 900 intervistati dallo studio – accademici, dirigenti d’azienda, personalità politiche – che li considera la preoccupazione maggiore per il prossimo anno. Per il secondo anno consecutivo, misinformazione e disinformazione restano invece i principali rischi di breve periodo in base ai dati, che sottolineano «la persistente minaccia alla coesione sociale e ai sistemi governance, erodendo la fiducia ed esacerbando le divisioni all’interno e tra le nazioni». Altri rischi rilevanti di breve periodo sono gli eventi meteorologici estremi, la polarizzazione sociale, lo spionaggio informatico.

Carolina Klint, responsabile commerciale per l’Europa di Marsh McLennan, sottolinea la necessità di «investire in cybersicurezza, considerandola una priorità, formare i dipendenti sulle loro responsabilità anche su questo fronte, mentre si preme per il ripristino di accordi commerciali e per promuovere un approccio più collaborativo al commercio». Per Klint, «la frammentazione impatta sulle catene di fornitura: la crisi a Panama, così come altre recente, ha già testato il sistema, mentre per il 2025 vediamo aumentare la volatilità: le politiche protezioniste aggiungeranno pressioni inflazionistiche e sulle aziende del “just in time”».

I rischi ambientali, secondo l’analisi del Forum, dominano l'orizzonte di lungo periodo, con eventi meteorologici estremi, scomparsa della biodiversità e collasso degli ecosistemi, cambiamenti critici dei sistemi terrestri e scarsità di risorse naturali in cima alla classifica dei maggiori rischi per i prossimi dieci anni. Nel complesso, gli eventi meteorologici estremi sono stati identificati sia come rischi immediati, sia nel breve e nel lungo periodo.

Per Peter Giger, manager di Zurich Insurance, «mitigazione e adattamento al cambiamento climatico sono cruciali. Non basta solo assicurarsi, servono infrastrutture sociali. I rischi ambientali restano tra i più alti rischi del prossimo decennio, e siamo ancora poco preparati. L’inquinamento sta aumentando e si sta accumulando, provocando danni. Bisogna far pressione sui decisori politici». Secondo il rapporto, «tutti i 33 rischi identificati nel ranking aumentano di gravità nel lungo periodo, riflettendo le preoccupazioni degli intervistati circa l'aumento della frequenza o dell'intensità di questi rischi nel corso del prossimo decennio»Mentre le divisioni si acuiscono e la frammentazione ridisegna gli scenari geopolitici ed economici, «ripiegarsi su sé stessi non è una soluzione praticabile. Il decennio che ci attende rappresenta un momento cruciale per i leader, che dovranno gestire rischi complessi e tra loro interconnessi, affrontando i limiti delle strutture di governance esistenti». Per evitare una spirale di instabilità – e ricostruire invece la fiducia, migliorare la resilienza e garantire un futuro sostenibile e inclusivo per tutti – «le nazioni dovrebbero dare priorità al dialogo, rafforzare i legami internazionali e favorire le condizioni per una rinnovata collaborazione».

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