Ottantaquattro “grandi famiglie” su cento vedono l’accesso al mutuo per l’acquisto della casa come un vero e proprio incubo. Ma, prima ancora, lamentano significative difficoltà a trovare abitazioni sufficientemente accoglienti, anche da affittare. È quanto emerge da una ricerca promossa dall’osservatorio politico di Anfn, l’associazione che dal 2004 raduna e dà voce alle famiglie numerose in Italia. « La Costituzione, all’articolo 31 – commenta Alfredo Caltabiano, presidente nazionale di Anfn – chiede allo Stato di prestare una “particolare attenzione” alle famiglie numerose. Ma le famiglie extralarge in Italia, come emerge dalla nostra ricerca, non si sentono sufficientemente aiutate e, anzi, in molti casi si sentono discriminate ».
La ricerca di tipo qualitativo ha coinvolto 1.360 famiglie per un totale di 5.848 persone. Ed offre spunti significativi per il prossimo disegno di legge ad hoc sulle famiglie numerose – collegato alla Nadef – la cui discussione inizierà il suo iter a breve. I genitori di prole numerosa raccontano le peculiari dinamiche di una famiglia con almeno tre figli, dove le esigenze inevitabilmente si moltiplicano, spesso sottovalutate o del tutto ignorate da politica e mondo economico. In una sorta di «children’s gap» che certo «disincentiva le giovani coppie a mettere al mondo nuovi figli». « Molti dei papà e delle mamme intervistati – osservano Emanuela Quarantotto Gasparo e Carmine Gnazzo, curatori del rapporto – lamentano difficoltà di accesso al mercato del lavoro e la latitanza di politiche di conciliazione lavoro/famiglia. Per lo stesso motivo, lamentano difficoltà di carriera professionale, sì che, al già noto fenomeno del ‘gap gender’ (a parità di mansioni la donna guadagna, in media, il 30% in meno rispetto all’uomo), si somma un’ulteriore penalizzazione per quelle mamme e papà di prole numerosa che, al netto dell’assegno unico e delle detrazioni per i figli over ’21, guadagnano meno rispetto a chi i figli non li ha. Non riescono a risparmiare sulle assicurazioni (ed anzi, «i costi più elevati della guida libera sulle auto si protraggono per un periodo infinito»). Né si sentono sufficientemente rappresentati dalla politica, nonostante «rappresentino» un numero di componenti alto che, di fatto, non ha voce fino alla maggiore età: «di qui la nostra battaglia ventennale per “Un figlio, un voto”» commenta Paolo Moroni, direttore dell’osservatorio politico Anfn.
Quali le istanze avanzate dalle grandi famiglie? Al primo posto si colloca la richiesta di una riduzione delle tasse, secondo il principio per cui la contribuzione del cittadino non deve essere solo verticale, ma anche orizzontale. « Del resto – osserva Paolo Moroni – l’articolo 53 della Costituzione parla chiaro: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. E la capacità contributiva per le famiglie numerose è fortemente compromessa ». « In questo senso riteniamo utile l’adozione del quoziente familiare, sul modello francese – osserva Caltabiano - o, meglio ancora, il Fattore Famiglia proposto dal Forum delle associazioni familiari che riconosce una no-tax area per i costi di accrescimento per ogni figlio». Ma le famiglie numerose intervistate chiedono anche agevolazioni o la gratuità dei libri scolastici per i figli superiori al primo. Sconti su offerte culturali e vacanze, su auto a 7 o più posti, che si collocano sul mercato a prezzi «inarrivabili»: «per questo chiediamo il rilancio della “carta famiglia” scaduta nel 2021, e che tanto successo sta riscuotendo in Francia, Spagna e Polonia ».
E poi la richiesta di agevolazioni sull’accesso alle pensioni: è «battaglia » di Anfn la richiesta di anni contributivi figurativi per mamme di prole numerosa. E l’accesso anche a chi non guida per professione alla patente D/D1, necessaria a papà e mamme che devono mettere a bordo otto o più componenti. Nel contempo, però, le famiglie sognano un grande sforzo culturale per raccontare non solo le difficoltà, ma anche la «bellezza » di crescere in tanti: insomma, osserva la presidente Claudia Caltabiano, « non vogliamo essere descritti semplicemente come casi sociali » ma, semmai, a «come modelli di resilienza che hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo e contribuiscono a ridurre gli effetti dell’inverno demografico».