Un momento del corteo di libera contro le mafie dello scorso marzo - Cristian Gennari - Siciliani
Cassa Depositi e Prestiti scende in campo per sostenere gli imprenditori vittime delle mafie e che hanno denunciato gli estorsori e più in generale i territori svantaggiati in particolare per la presenza della criminalità organizzata. Lo farà col prossimo Piano Strategico 2025-2027, ampliando le premialità, in altre parole gli “sconti” sui prestiti, con l’obiettivo di prevedere uno specifico sostegno per le imprese medie e grandi su tutto il territorio nazionale che operano in contesti in cui devono affrontare le pressioni delle mafie.
« Non si tratta di un’iniziativa “anti” ma “per”», ci tengono a spiegare. Un’idea partita, ci raccontano, dalle vicende di alcuni imprenditori del Sud. «Ci avevano colpito perché avevano deciso di restare nella propria regione, pur essendo un territorio svantaggiato». Come nel caso, molto noto, di Filippo "Pippo" Callipo, imprenditore di Pizzo Calabro famoso per il tonno e altri prodotti di alta qualità, ma anche per le tante intimidazioni e la sua lotta contro la ‘ndrangheta. «Queste vicende – aggiungono alla Cassa – ci hanno fatto riflettere. Non basta attenzione e vicinanza ma anche pensare come inserire tra gli strumenti che premiano certe virtù, anche degli incentivi che consentano a questi imprenditori di non sentirsi soli, di non sentirsi abbandonati dallo Stato. Noi siamo un’azienda controllata dal ministero dell’Economia, cosa possiamo fare concretamente? Non siamo un organo di polizia, né erogare a fondo perduto perché gestiamo il risparmio degli italiani, ma fare operazioni che stanno in piedi».
Una scelta che va in continuità con quelle già adottate col Piano Strategico 2022-2024 che oltre ai temi tradizionali di sostegno alla crescita, ha scelto di incentivare modelli d’impresa capaci di rispondere alle diverse sfide del futuro, come la transizione energetica, l’innovazione e l’inclusione sociale. Si chiede ai clienti di essere particolarmente virtuosi da questo punto di vista e li si premia. Una strategia di successo, che nei tre anni ha superato abbondantemente il miliardo di euro, con 40-50 imprese finanziate. E che ha creato un effetto di “voglio esserci anche io”, con imprese che hanno chiesto di partecipare.
Il nuovo Piano guarda ad altre imprese affinché possano continuare a lavorare anche in situazioni di territori particolarmente penalizzati. Si è così costruita una matrice che incrocia dati relativi all’occupazione nei singoli territori, quelli sulla disoccupazione giovanile, sulla presenza di aziende di medio-piccola dimensione, tra 50 e 500 milioni di fatturato, e aziende che abbiano presentato denuncia per estorsione o tentativi di infiltrazione criminale. Un lavoro frutto anche degli indici di criminalità elaborati da Banca d'Italia. « Le imprese che hanno queste caratteristiche – spiegano ancora alla Cassa – potranno chiederci un finanziamento che incorpora un beneficio proprio perché operano in territori svantaggiati, e che altrimenti sarebbero spinte ad andare da un’altra parte. Territori dunque a rischio che rendono fare impresa ancora più complesso fino a subire intimidazioni ».
Alla Cdp hanno ben chiaro che ormai le mafie non sono solo nelle regioni tradizionali. «Sappiamo che le infiltrazioni sono ovunque però la matrice che abbiamo costruito interessa soprattutto le province del Sud. Ma non escludiamo aziende del Nord, in particolare se hanno avuto minacce». Col nuovo anno gli uffici saranno pronti a riceve le domande delle imprese. E sarà predisposto un manuale operativo. Ma sottolineano alla Cassa, «l’importante è dire che ci siamo». Ma anche far ben capire che ci saranno stretti controlli e verifiche. Già nel passato si è molto investito su queste procedure. «Tutte le operazioni vengono vagliate, si attinge a tutte le banche dati a cui possiamo accedere, e questa analisi ci permette di intercettare situazioni borderline. Già abbiamo da tempo la collaborazione della Guardia di Finanza e ovviamente ci sarà molto utile. Non ci sarà nessun automatismo».
Trasparenza, legalità, prevenzione. Alla Cdp ci tengono a sottolineare che questa nuova iniziativa servirà anche per evitare che le aziende ricorrano a fondi di dubbia provenienza, favorendo il riciclaggio. « È un deterrente. Non faremo interventi di salvataggio di aziende in forte crisi perché questo cozza col principio che dobbiamo operare nell’ambito di piani di sviluppo. Serve un progetto, non basta dire “ho un debito che scade, aiutateci”, perché non possiamo essere una ciambella di salvataggio ». Un evidente riferimento alle tante volte che la Cassa viene tirata in ballo. Proprio in questo senso c’è anche l’intenzione di sostenere imprese che vogliono investire in un bene confiscato come già si fa con gli enti locali, con le nostre linee di finanziamento. Una scelta importante, perché molte aziende “mafiose” dopo la confisca chiudono o falliscono. Una sconfitta per lo Stato.