Ansa
La Banca centrale europea ha aumentato i tassi di interesse di altri 50 punti percentuali, portandoli al 3%, e ha anticipato l’intenzione di procedere con un nuovo aumento da 50 punti per la prossima riunione, il 16 di marzo. A chi le ha chiesto se con l’aumento promesso per marzo, che porterà i tassi al 3,5%, la fase di rialzi potrà dirsi conclusa, la presidente Christine Lagarde ha risposto che dopo marzo la Bce dovrà valutare i dati economici e decidere come procedere.
La discesa dell’inflazione, che nella zona euro ha raggiunto il 10,6% lo scorso ottobre per poi iniziare a scendere fino al’8,5% di gennaio, non è considerata sufficiente a rallentare la stretta monetaria. «È vero che alcune componenti dell'energia sono scese, ma l'inflazione “core” resta molto alta e l'inflazione di fondo è ancora viva e vegeta» ha ricordato Lagarde, citando il dato dell’inflazione al netto di energia e alimentari, che è rimasta al massimo storico del 5,2% a gennaio. In Europa, ha aggiunto, non sembra essere iniziata quella «disinflazione» che invece già vivono gli Stati Uniti, come ha detto la stessa Federal Reserve mercoledì (quando ha portato i tassi fino al 4,75%).
La Bce ha alzato di mezzo punto percentuale anche i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale (ora al 3,25%) e quello sui depositi che le banche private affidano alla banca centrale (al 2,50%). Se l'impegno per marzo sarà confermato, fra un mese il tasso principale salirà al 3,50%, quello marginale al 3,25% e quello sui depositi al 3%. Gli analisti concordano nell'aspettarsi che per l'estate il tasso di riferimento della Bce sarà al 4%, probabile traguardo di questa fase rialzista.
Per effetto di questi rialzi saliranno ancora ancora i prezzi dei nuovi finanziamenti per imprese e famiglie e i costi del credito già concesso a tasso variabile. Nelle medie europee presentate ieri dalla Bce il costo del credito sui nuovi prestiti alle imprese tra lo scorso giugno e dicembre è già salito dall’1,7 al 3,5%, quello sui prestiti alle famiglie nello stesso periodo è passato dal 2% al 2,94%. Per Francoforte è il segno che la stretta monetaria sta dando gli effetti sperati: l’obiettivo è diminuire la quantità di denaro in circolazione, così da abbattere l’inflazione e togliere ogni dubbio sul fatto che l’impennata dei prezzi non si ripresenterà. Nell’ambito della stretta monetaria, proseguirà anche la riduzione del bilancio della Bce, con il mancato riacquisto dei titoli di Stato e obbligazioni private che vanno in scadenza, al ritmo di 15 miliardi di euro al mese da inizio marzo fino alla fine di giugno, dopodiché si vedrà come procedere.
Lagarde è tornata a chiedere ai governi di contribuire, limitando il più possibile i piani di espansione fiscale. Cioè ridurre in particolare gli aiuti sull’energia, visto che la crisi dei prezzi del gas sta rientrando. «"Servono politiche fiscali che aumentino la produttività e abbattano gradualmente il peso del debito: i governi dovrebbero adottare velocemente le riforme e ritirare orale misure di sostegno» ha detto la presidente la Bce, aggiungendo che altrimenti la banca centrale rischia di dovere procedere con una stretta monetaria anche più dura.