giovedì 11 aprile 2024
Nessuna sorpresa nella riunione del board a Francoforte. La presidente Lagarde: fluttuazioni dei prezzi, aspettiamo altri dati ma non agiamo in maniera speculare alla Fed
La presidente della Bce Christine Lagarde

La presidente della Bce Christine Lagarde - Ansa

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Una riunione transitoria che si è conclusa con un'altra pausa di riflessione, la quinta consecutiva per la Bce. Tutto secondo copione oggi a Francoforte con il Consiglio direttivo della banca centrale europea che ha scelto ancora una volta la prudenza. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,5%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. Si tratta dei livelli più alti dal 2001, invariati dallo scorso autunno dopo dieci rialzi consecutivi cominciati a luglio 2022.

"Non ci impegniamo preventivamente su un percorso particolare dei tassi" ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde al termine della riunione, precisando che il board continuerà ad essere dipendente dai dati in arrivo. Che sono positivi, con l’inflazione in calo, ma non ancora stabili. Sul fronte prezzi "sono attese fluttuazioni nei prossimi mesi per scendere il prossimo anno" all'obiettivo del 2% ha precisato Lagarde.

A marzo l’inflazione complessiva è scesa al 2,4% mentre quella di fondo, che esclude l’effetto dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, è arrivata al 2,9%. L'economia dell'area euro "è rimasta debole nel primo trimestre" con il settore terziario solido e la manifattura alle prese con domanda e produzione deboli. Tuttavia i dati puntano "a una ripresa graduale" grazie alla ripresa dei salari reali e dell'export ha sottolineato la presidente della Bce.

Nel documento finale del Consiglio direttivo si precisa che se si avesse la certezza che “l'inflazione stia convergendo stabilmente verso l'obiettivo, sarebbe opportuno ridurre l'attuale livello di restrizione della politica monetaria". Il traguardo insomma sembra essere vicino. "Una frase importante" ha detto Lagarde precisando che nel corso della riunione "alcuni membri, sulla base dei dati limitati disponibili, si sentivano abbastanza fiduciosi" sull'andamento dell'inflazione, proponendo subito di tagliare i tassi. Ma la "grandissima maggioranza" dei membri ha preferito la linea attendista. In attesa di dati confortanti. "Sappiamo che a giugno avremo molti nuovi dati e nuove stime" ha aggiunto la presidente della Bce, tornando a indicare implicitamente quella data come quella possibile per il primo taglio. Per il cambio di passo insomma bisognerà attendere solo qualche mese. La deflazione sta procedendo meglio che in altre aree, come nel caso degli Stati Uniti. Il dibattito a Francoforte è stato acceso. Diversi governatori, a partire da quello tedesco e olandese, hanno sottolineato l’urgenza di dare una sforbiciata al costo del denaro. A preoccupare è soprattutto il rallentamento economico.

Tutto lascia presagire che la Bce interverrà sui tassi prima della Fed. Gli analisti ipotizzano un primo taglio da 25 punti base a giugno, seguito da una breve pausa estiva e una da successiva riduzione dei tassi a settembre. "Dipendiamo dai dati, non dalla Fed" ha detto la presidente della Bce, rispondendo ad una domanda su un ipotetico raffreddamento dell'atteggiamento della Bce sul taglio dei tassi provocato dal dato molto forte sull'inflazione Usa di ieri. "Dipendiamo dai dati, non dalla Federal Reserve" ha detto Lagarde anche se "gli Usa sono un mercato e un'economia notevoli, le due inflazioni non sono le stesse, le due economie sono diverse". Infine la precisazione: "Non possiamo pensare che quanto succede nell'Eurozona sia lo specchio di quanto succede negli Usa".

L’inflazione americana a marzo ha ripreso a correre toccando a marzo il 3,5%, un balzo superiore alle attese e che potrebbe allontanare l’ipotesi di un taglio dei tassi da parte della Fed in estate. Con le elezioni americane in vista l’ipotesi più probabile è uno slittamento a novembre.

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