La Banca d'Italia vede rosa e invita a una maggiore spinta riformista. I «presupposti» per il ritorno della domanda interna, un inizio di ripresa degli investimenti e della produzione industriale ci sono, ma «il ciclo industriale stenta tuttavia a superare la prolungata fase di debolezza«. Il credito alle imprese continua a flettere soprattutto per la debolezza della domanda, nonostante il costo dei prestiti bancari abbia segnato un nuovo lieve calo. Via Nazionale torna così a chiedere più riforme per avere una crescita duratura e, soprattutto, accompagnata da più posti di lavoro.Il bollettino economico della Banca d'Italia conferma e irrobustisce i segnali di miglioramento per il nostro Paese rispetto alle previsioni di gennaio, ma stima solo «un lieve aumento» del Pil nel primo trimestre. Ribadisce la spinta del
Quantitative easing della Banca centrale europea pari a oltre un punto di Pil nel 2015-2016. Un aiuto che, unito al calo del greggio, porterà all'aumento del Pil dello 0,5% quest'anno e dell'1,5% il prossimo e che ha già avuto effetti «significativi» su spread ed euro. Gli economisti di Palazzo Koch, però, non dimenticano i rischi derivanti «dall'elevata incertezza» della questione greca, con Atene che è in crisi di liquidità e sembra a un passo dal fallimento.Un riconoscimento va anche alle politiche macroeconomiche del governo che hanno creato i presupposti per la ripresa della domanda interna e il consolidamento delle esportazioni. Sul Documento di economia e finanza non ci sono giudizi (martedì mattina è prevista l'audizione in Senato del vice direttore generale Luigi Federico Signorini). Sull'occupazione il bollettino nota come gli sgravi contributivi alle aziende varati a gennaio e il Jobs act, entrato in vigore a marzo, rendono migliori le prospettive occupazionali. Il clima di fiducia di famiglie e imprese, quindi, nota Via Nazionale, sta mostrando segnali positivi. La spesa delle famiglie prosegue con un aumento contenuto e sono positivi i dati sulle richieste ed erogazioni dei mutui, mentre le aziende vedono in ripresa gli investimenti. Tuttavia, secondo Bankitalia, l'impatto della crisi si fa ancora sentire: «Il ciclo industriale stenta a superare la prolungata fase di debolezza».Il bollettino, invece, non quantifica ancora l'effetto sull'economia reale dei fondi Tltro dati dalla Bce. Di certo le banche italiane, che «stanno completando il recepimento nei bilanci dei risultati del
comprehensive assessment» (gli stress test), hanno fatto il pieno di fondi, legati in teoria al finanziamento di famiglie e piccole e medie imprese, nelle tre aste. Ben 93 miliardi (circa un terzo del totale) sono stati raccolti dagli istituti italiani e si vedrà ora quanto nuovo credito potrà essere erogato. Gli elementi quindi ci sono tutti. Ma «per sostenere la crescita nel medio termine e conseguire un aumento duraturo dell'occupazione è però indispensabile un rilancio del prodotto potenziale. A tale scopo è essenziale proseguire nell'azione di riforma: il miglioramento del contesto normativo e delle condizioni per investire può incidere sulla capacità delle imprese italiane di rispondere e adattarsi con successo ai cambiamenti strutturali in atto nell'economia mondiale».