ANSA/Giuseppe Lami
Pietro Gattai, 42 anni, toscano, sposo di Cristina, è padre di quattro figli, dai 4 ai 17 anni. Ha appena ottenuto l’attestazione Isee precompilata quando decide di inviarci un messaggio per segnalarci che il valore della sua dichiarazione, dai 19.350 del 2023, è lievitato a poco meno di 21.000 euro. Pietro ha un contratto a tempo indeterminato in un’azienda privata. Sua moglie si propone, sporadicamente, per alcune collaborazioni. Insieme svolgono il lavoro più impegnativo (e meno retribuito) al mondo: quello di genitori. Hanno una casa di proprietà, ma un mutuo da pagare. «Il saldo e la giacenza media del conto corrente, nel 2022 – anno preso in esame per l’Isee 2024 non sono cambiati… siamo sempre sul filo del rosso» confida Pietro, con un filo di amara ironia. «Così pure gli introiti derivanti dal nostro lavoro sono cresciuti di pochissimo, poco più di mille euro lordi in un anno. Cosa è successo, allora?».
A incidere in modo determinante su un aumento così consistente del valore Isee è stato l’ingresso nel calcolo dell’Indicatore della situazione reddituale (Isr) dell’Assegno unico universale, che – lo ricordiamo – dal marzo 2022 ha accorpato una serie di benefici fino ad allora erogati dalle pubbliche amministrazioni: il cosiddetto bonus «mamma domani», il «bonus bebè», l’assegno per il nucleo familiare di natura previdenziale ove sono presenti figli minori, l’assegno comunale per tre figli minori, le detrazioni per i figli a carico al di sotto dei 21 anni.
Anche in passato – osservano le strutture tecniche del ministero del lavoro in una dettagliata risposta ai quesiti di Avvenire – l’Assegno al nucleo familiare (Anf) entrava nel calcolo della componente reddituale dell’Isee, secondo quanto previsto dal «regolamento» fissato nel Dpcm 159 del 2013. E però – obiettiamo noi – certamente non entrava nel calcolo la detrazione per figli a carico (che nel caso di Pietro nel 2021 «valevano» intorno ai 5mila euro), poi assorbita nell’Assegno unico universale, che invece, come scritto, entra per intero nella componente reddituale dell’Isee.
Ora Pietro ha un problema: l’aumento del valore Isee – e il superamento della soglia dei 20mila euro – gli farà perdere la possibilità di accedere al «bonus bollette» (luce e gas) e al bonus idrico, voci «per le quali – osserva - lo scorso anno avevo ricevuto rimborsi per oltre 1600 euro. Aumenteranno i costi della mensa scolastica del mio secondogenito, intorno ai 300 euro in più in dieci mesi». Salterà la possibilità di chiedere un esonero per la quota di ampliamento dell’offerta formativa chiesta dal locale liceo per il figlio maggiore (80 euro). «E forse si ridurranno anche altre agevolazioni, perché ormai le spese di compartecipazione a beni e servizi richieste alle famiglie sono parametrati tutte o quasi sull’Isee».
Sono gli effetti del «mezzo corto-circuito» dell’Assegno unico universale – così come Avvenire scriveva lo scorso 12 gennaio – che, facendo aumentare il valore dell’Isee – finisce con il ridurre gli altri aiuti. Un caso che interessa molte famiglie e, in particolare, le famiglie che hanno più figli.
Se l’Assegno unico ha accompagnato soprattutto quelle famiglie che facevano più fatica, adesso 6 persone su 10 che hanno risposto al questionario – fatti due conti - temono che l’incremento Isee possa trasformarsi in una riduzione di altre agevolazioni ricevute l’anno scorso.
La conferma arriva dalle prime risposte ad un questionario promosso dell’Osservatorio politico di Famiglie numerose (Anfn): 9 famiglie su 10 dichiarano che il valore della loro dichiarazione Isee è aumentato, in molti casi anche considerevolmente. Un trend confermato anche dai Centri di assistenza fiscale da noi interpellati. E che è destinato a velocizzarsi, perché nel 2022 l’Assegno unico universale partì a marzo e dunque è stato conteggiato solo per i suoi 10/12esimi.
Tutto bene, dunque? Non proprio. Perché se l’Assegno unico ha accompagnato soprattutto quelle famiglie che facevano più fatica, adesso 6 persone su 10 che hanno risposto al questionario – fatti due conti - temono che l’incremento Isee possa trasformarsi in una riduzione di altre agevolazioni ricevute l’anno scorso.
Restano poi criticità più volte segnalate – in dieci anni - dall’associazionismo familiare: come il fatto che nella componente reddituale dell’Isee entri il reddito lordo e non il netto. O le scale di equivalenza che non tengono conto a sufficienza del «peso» che si assume una coppia di genitori per crescere un figlio. O l’eccessivo «peso» dato alla casa di proprietà: sì che, Anna Fiorucci, 82 anni, perugina, rimasta vedova da sola con 850 euro di pensione di reversibilità, non ha mai avuto accesso ad alcuna agevolazione, perché, con una modesta casa di proprietà, ha un Isee di circa 29mila euro. «Sono nodi, lo sappiamo bene, che l’esecutivo ha ereditato dal passato. Ma che a questo governo chiediamo di sciogliere» commenta il presidente dell’Associazione nazionale famiglie numerose Alfredo Caltabiano, che chiede l’attivazione di un tavolo tecnico.
Nodi vecchi, ma non solo. Ad incidere sull’aumento dell’Isee, in diversi casi – osserva Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli – potrebbe essere anche un altro fattore: «le ritrovate regole della composizione del nucleo familiare (le stesse adottate ante reddito di cittadinanza). I single che vivono da anni per conto loro e che risultano fiscalmente a carico, con questi calcoli rientrano nel nucleo familiare di origine e perdono alcuni benefici. Ne escono male anche i giovani: ad esempio agli universitari è stata aumentata la soglia di reddito necessaria per considerarsi autonomi. Sono tutti fattori che contribuiscono a rendere il nuovo Isee uno strumento che non rispecchia il reddito reale delle famiglie, portando tante conseguenze negative».
Per intanto «la via più appropriata per compensare, almeno in parte, l’effetto segnalato è quella di lavorare sulle soglie di accesso per le altre prestazioni soggette all’Isee, rivedendole verso l’alto. Sia a livello nazionale che locale» suggerisce il segretario confederale della Cisl, Sauro Rossi, che ha la delega anche per le politiche sociali e della famiglia. Ma anche per i comuni - osservano dalle Acli - non sarà facile gestire questa nuova situazione.
Rossi racconta come anche il sindacato abbia «da tempo sollecitato una riflessione sull’Isee, da fare in maniera attenta e concertata, coinvolgendo tutte le parti sociali. Una riflessione che, a distanza di un decennio dalla riforma, tenga conto dei nuovi impieghi dell’indicatore» che ormai si usa per tutto.
Maria Teresa Bellucci, viceministro del lavoro e delle politiche sociali, a capo della Direzione generale per la lotta alla povertà e alla programmazione sociale, «apre» a modifiche: «È certamente intenzione del governo intervenire sull’Isee per rendere questo strumento più capace di valutare la reale situazione economica delle famiglie». Un’apertura che il presidente nazionale del Forum delle Famiglie, Adriano Bordignon, saluta con favore: «Cogliamo con grande soddisfazione la disponibilità del viceministro Bellucci a rivedere i meccanismi di calcolo dell’Isee, uno strumento che mostra evidenti limiti. Le famiglie vivono già adesso in una situazione di precarietà: gli effetti dell’Assegno unico 2022 sull’Isee 2024 non possono determinare ulteriori svantaggi». Il Forum – annuncia Bordignon – «ha pronto un dossier dove trovano spazio le criticità raccolte in campagne di ascolto. E anche alcune possibili proposte». Intanto già è partita l’organizzazione di un convegno su Assegno unico, fisco e politiche familiari in programma mercoledì 14 febbraio, festa di San Valentino, a Palazzo Giustiniani a Roma in cui esponenti di diversi partiti si confronteranno con gli esperti invitati dal Forum.