Bosca (Unapa): con il cambiamento climatico serve un maggior risparmio idrico
Il consumo annuo di patate pro capite in Italia si attesta intorno a circa 38 Kg, per un fabbisogno annuo complessivo di circa 2,2 milioni di tonnellate. Non ne produciamo abbastanza, a tal punto che per soddisfare questo fabbisogno dobbiamo importarne circa 1 milione di tonnellate l’anno, principalmente da Francia e Germania per le patate da consumo, Egitto e Israele per le novelle. Perché la produzione media nazionale si aggira intorno a 1,7 milioni di tonnellate, di cui 1,35 attribuibili a produttori professionali e le restanti 350mila tonnellate a coltivatori non professionisti. Peraltro circa 200mila tonnellate di patate novelle sono destinate all’esportazione. Sebbene il nostro Paese sia solo il nono produttore di patate a livello europeo, rappresentando appena il 4% della produzione complessiva europea, si colloca ancora al settimo posto tra i Paesi esportatori dell’Ue.
Si potrebbe fare di più, ma il rapporto costi/ricavi non “premia” adeguatamente i produttori. Poi c’è la burocrazia che non aiuta, le norme sempre più stringenti sui prodotti fitosanitari. E, non ultima, la carenza di appezzamenti coltivabili, magari come qui, in questa pianura tra Bologna e Ferrara, dove i campi non mancano e, in certi casi, sono incolti perché affittarli non è ragionevole.
Per affrontare le sfide del comparto sempre più spesso è l’unione a fare la forza. Così è per Unapa, l’unica Associazione tra le Organizzazioni dei produttori (AOP) riconosciuta in Italia per il settore delle patate: ha una produzione di circa 240mila tonnellate, che rappresenta circa il 25% della produzione nazionale. Unapa è composta da 11 organizzazioni di produttori, ufficialmente riconosciute e operanti in tutte le maggiori aree pataticole nazionali, che complessivamente aggregano circa 9mila aziende agricole. Con una superficie investita complessiva di circa 5 mila ettari, Unapa copre il 20% della superficie nazionale pataticola, per un fatturato aggregato di circa 70 milioni di euro e una VPC di circa 60 milioni di euro.
Nel quadro dei marchi di eccellenza territoriali riconosciuti dall’Ue, le organizzazioni aderenti a Unapa commercializzano una quota prevalente (85%) delle patate vendute come Dop e Igp in Italia. Questo è possibile grazie alla forte presenza della produzione organizzata nelle 4 maggiori referenze nazionali: la Dop di Bologna e le Igp del Fucino, dell’Alto Viterbese e della Sila. Eppure serve ricerca e sviluppo, Unapa vuole essere sempre più all’avanguardia e proporre al consumatore un nuovo standard di sostenibilità che dia ancora maggiori tutele ambientali, sociali ed economiche a tutti gli attori della filiera. «Lo scenario attuale – ci dice il direttore Fausto Bosca – pone diverse sfide. Da un lato il cambiamento climatico rende necessario un crescente risparmio idrico, nonché lo sviluppo di un prodotto resistente agli stress ed alle malattie. Dall’altro, il consumatore pone sempre più attenzione a ciò che porta in tavola e richiede un prodotto certificato e di qualità».
Da qui l’impegno nella ricerca: sono stati avviati i campi sperimentali dove vengono testate nuove varietà per osservare l’adattamento, la resistenza ed il comportamento nella conservazione. Vengono poi installati per il monitoraggio del suolo ed il controllo di temperatura ed umidità. Si studia poi un impiego più razionale dei nutrienti. Infine viene migliorata l’automazione dell’irrigazione con sensoristica che riduce lo spreco idrico. Ogni anno sono una decina questi campi sperimentali, adesso ne troviamo uno in Friuli, cinque in Emilia, uno nel Lazio, uno nella Piana del Fucino, uno in Campania ed uno in Sila. Infine l'impegno nella genetica volto alla ricerca di nuove varietà. Un impegno riconosciuto dall’Ue che ha messo il nostro Paese nella campagna “Patatoes Forever!”, progetto triennale che informa il consumatore dell’eccellenza delle pratiche pataticole europee e promuove un’agricoltura sostenibile e di qualità.