Un'installazione nel Lago di Ginevra - Ansa
Al di là dei contenuti teologici e pastorali Dilexit nos, la quarta enciclica del Papa si caratterizza per l’ampio respiro spirituale e la semplicità dello stile, capace di toccare in profondità chi legge. Nell’annunciarla il 5 giugno scorso, il Pontefice aveva detto: «Credo che ci farà molto bene meditare su vari aspetti dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore».
Non tutto si può comprare
Significativo in questo senso, uno degli ultimi paragrafi del testo, il numero 218 in cui si richiama la necessità di una svolta, di una vera e propria conversione, la cui necessità riguarda anche la Chiesa, nella consapevolezza che solo l’amore di Cristo renderà possibile una nuova umanità.«Oggi – scrive il Papa - tutto si compra e si paga, e sembra che il senso stesso della dignità dipenda da cose che si ottengono con il potere del denaro. Siamo spinti solo ad accumulare, consumare e distrarci, imprigionati da un sistema degradante che non ci permette di guardare oltre i nostri bisogni immediati e meschini. L’amore di Cristo è fuori da questo ingranaggio perverso e Lui solo può liberarci da questa febbre in cui non c’è più spazio per un amore gratuito. Egli è in grado di dare un cuore a questa terra e di reinventare l’amore laddove pensiamo che la capacità di amare sia morta per sempre».
La poesia nell'era dell'Intelligenza artificiale
Tra gli aspetti più originali del testo anche quella che si potrebbe chiamare “spiritualità della tenerezza”, che anche attraverso la memoria e il richiamo ai piccoli gesti della vita quotidiana facilita l’emergere delle domande che davvero contano, lontane dal desiderio di soddisfazioni superficiali e di apparire agli altri diversi da quel che siamo.
Tanti i ricordi legati al mangiare in famiglia - ICP
«Nell’era dell’intelligenza artificiale – recita il numero 20 dell’enciclica -, non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore. Ciò che nessun algoritmo potrà mai albergare sarà, ad esempio, quel momento dell’infanzia che si ricorda con tenerezza e che, malgrado il passare degli anni, continua a succedere in ogni angolo del pianeta. Penso all’uso della forchetta per sigillare i bordi di quei panzerotti fatti in casa con le nostre mamme o nonne…. E potrei citare migliaia di piccoli dettagli che compongono le biografie di tutti: far sbocciare sorrisi con una battuta, tracciare un disegno al controluce di una finestra, giocare la prima partita di calcio con un pallone di pezza, conservare dei vermetti in una scatola di scarpe, seccare un fiore tra le pagine di un libro, prendersi cura di un uccellino caduto dal nido, esprimere un desiderio sfogliando una margherita». Si tratta di piccoli dettagli che educano alla responsabilità di aiutare l’altro. Perché prendere sul serio il cuore ha conseguenze sociali. Come recita la costituzione conciliare Gaudium et spes: «Ciascuno di noi deve adoperarsi per mutare il suo cuore, aprendo gli occhi sul mondo intero e su tutte quelle cose che gli uomini possono compiere insieme per condurre l’umanità verso un migliore destino».
L'esempio dei Padri della Chiesa
La devozione al Sacro Cuore infatti non va ridotta a semplice spiritualismo ma dev’essere tradotta in attenzione agli altri, nel segno anche dell’affetto concreto, modellato sull’insegnamento di Cristo. E qui papa Francesco si richiama all’insegnamento dei Padri della Chiesa. «San Basilio – leggiamo al numero 62 - sottolinea che l’incarnazione del Signore non è qualcosa di fantasioso, ma che “il Signore ha posseduto gli affetti naturali”. San Giovanni Crisostomo propone un esempio: “Se non avesse avuto la nostra natura, non avrebbe sperimentato più volte la tristezza”. Sant’Ambrogio afferma: “Poiché ha preso l’anima, ha preso le passioni dell’anima”, E Sant’Agostino presenta gli affetti umani come una realtà che, una volta assunta da Cristo, non è più estranea alla vita della grazia: “Il Signore Gesù prese tutte queste conseguenze proprie della debolezza umana (come ne prese la morte corporale), non per una necessità impostagli, ma per una volontà di misericordia. […] Per cui, se a qualcuno fosse capitato di rattristarsi e di soffrire in mezzo alle tentazioni umane, non dovesse, perciò, ritenersi abbandonato dalla grazia di Cristo».
Reliquie di santa Teresa di Lisieux - Siciliani
L’enciclica è del resto ricca di citazioni di maestri della spiritualità. Non solo santa Margherita Maria Alacoque e san Claudio de La Colombière fondamentali per diffondere la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Ma anche, tra gli altri, san Francesco di Sales, sant’Ignazio di Loyola, Charles de Foucauld e Santa Teresa di Lisieux. Grandi testimoni della fede, capaci di trasformare l’amore a Gesù in impegno a dare vita. «L’amore per i fratelli – scrive il Papa al numero 168 - non si fabbrica, non è il risultato di un nostro sforzo naturale, ma richiede una trasformazione del nostro cuore egoista. Nasce allora spontaneamente la ben nota supplica: “Gesù, rendi il nostro cuore simile al tuo”. Per questo stesso motivo, l’invito di san Paolo non era: “Sforzatevi di fare opere buone”. Il suo invito era precisamente: “Abbiate tra voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”» (Fil 2,5).