Il racconto di una vittima di abusi parla durante il summit in Vaticano dedicato a "La protezione dei minori nella Chiesa", il 23 febbraio 2019 - Ansa
Nella svolta coraggiosa avviata dalla Chiesa italiana nel contrasto agli abusi del clero e a sostegno delle vittime, che in questo ultimi tre anni ha visto una potente accelerazione culminata nelle Linee guida approvate il 24 giugno dello scorso anno, i due sussidi pubblicati in questi giorni si inquadrano in quella logica di formazione diffusa e capillare sul tema, indispensabile per affrontare in modo più consapevole un problema spinoso, delicato e dalle molteplici sfaccettature.
Annunciati da mesi, i due testi, disponibili sul sito del Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, sono pensati per educatori e formatori ma, come auspicato dal presidente della struttura Cei, l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni, sono in realtà rivolti a tutti coloro che sentono la necessità di rivolgersi all’emergenza abusi con una nuova coscienza, «per dare origine a pratiche efficaci da applicare agli ambienti ecclesiali». Per consegnare definitivamente al passato il vecchio atteggiamento difensivistico e rafforzare la nuova linea della trasparenza, ha sottolineato ancora Ghizzoni, è indispensabile una conoscenza non epidermica del tema, diffusa in modo trasversale nella pastorale ordinaria.
La funzione dei sussidi, primi titoli di un progetto in itinere, hanno proprio la funzione di tradurre in prassi concreta i principi delle linee guida. Il primo sussidio, curato da Anna Deodato, ausiliaria diocesana a Milano, padre Amedeo Cencini, psicologo e psicoterapeuta e don Gottfried Ugolini, responsabile per la diocesi di Bolzano-Bressanone del Servizio specialistico per la prevenzione e la tutela dei minori, è dedicato alle Ferite degli abusi.
Obiettivo quello di rispondere a domande molto concrete: dove accade l’abuso? Quando si verifica? Quali caratteristiche ha? E, soprattutto, quali sono le conseguenze per la vittima? Essenziale e didascalico l’approccio dei primi capitoli – quali sono gli elementi che definiscono l’abuso, quale distinzione tra abusi sessuali con e senza contatto fisico, caratteristiche del "rapporto asimmetrico", isolamento della vittima e obbligo del silenzio, la crisi esistenziale che sconvolge la vittima – mentre negli ultimi tre capitoli si entra nel vivo della questione ecclesiale sollecitando, sulla scorta dei molti interventi di papa Francesco, il superamento di una lettura riduttiva e difensiva del problema.
Di grande interesse l’invito a una lettura sistemica, cioè come scrive il papa nella Lettera al Popolo di Dio del 20 agosto 2018 «come un compito che ci coinvolge e ci riguarda tutti». Ma quando funziona davvero un "sistema anti abusi" nella Chiesa? «Non quando il male è coperto e nascosto, ridimensionato o attribuito solo ad alcuni – si legge nel Sussidio Cei – né quando lo si ammette solo per la pressione massmediatica o se ne soffre più per l’umiliazione subìta che non per il danno fatto ad altri. Per questo è importante che la Chiesa non s’interroghi solo sulla realtà di questa grave ferita inferta ai più deboli, ma pure sulle modalità con cui nel corso dei tempi lo ha vissuto e gestito, fino ai giorni nostri». Con l’obiettivo di riconoscere che «lo scandalo di pochi» è riuscito a proliferare e a rimanere a lungo sottotraccia «per la mediocrità di molti».
Il secondo sussidio, Buone prassi di prevenzione e tutela dei minori in parrocchi, curato da don Gianluca Marchetti, cancelliere della diocesi di Bergamo, e don Francesco Airoldi, anche lui sacerdote bergamasco, mette in evidenza invece le buone prassi da realizzare in parrocchia e nei luoghi comunitari, ossia quei modi di agire che sono la concreta espressione della cura e custodia dei più piccoli, valorizzando la corresponsabilità comunitaria attraverso la partecipazione e formazione degli operatori pastorali.