Don Luigi di Liegro, primo direttore della Caritas Romana
Don Luigi di Liegro il primo direttore della Caritas Romana moriva ventuno anni fa. Lo ricorderemo oggi, 12 ottobre, con una Messa alle ore 18.30 nella chiesa dei Santi Apostoli celebrata da Monsignor Gianrico Ruzza, Vescovo Ausiliare di Roma Centro.
Don Luigi Di Liegro ha attraversato per più di quarant’anni la vita di Roma, dalla crescita rapida e confusa del dopoguerra alla complessa vita urbana dei decenni successivi. Le periferie disordinate e abusive che accoglievano i lavoratori del sud e le loro famiglie e poi l’arrivo dei nuovi immigrati dall’Africa e dall’Asia, l’aumento dei senza-fissa-dimora, la crescita del disagio psichico e delle solitudini, l’esplodere del terrorismo, il dilagare delle dipendenze, il diffondersi dell’usura. Su ognuno di questi fronti don Luigi ha costruito luoghi di solidarietà capaci di fornire aiuto materiale e di accogliere i disagi e i dolori delle persone. Ha costruito ripari per i più fragili ma ha anche tenuto aperte porte per uscire dalla solitudine. L’eredità di don Luigi è visibile nelle tante opere diventate istituzioni stabili della città ed è ancora viva nelle generazioni di volontari che ha raccolto e guidato. La Fondazione Internazionale don Luigi Di Liegro ne mantiene viva la memoria e quest’anno ha deciso di legarla al tema della città. Perché la figura di don Luigi va al di là dell’esperienza romana e rappresenta un riferimento per affrontare i problemi della vita urbana contemporanea. Il XXI secolo è già stato definito il secolo delle città. Per la prima volta la maggioranza degli abitanti della terra vive in ambiente urbano. Le città svolgono un ruolo centrale ma ambiguo: sono i luoghi dove si concentrano le risorse finanziarie ed intellettuali ma anche dove sono più forti diseguaglianze e marginalità, tensioni e conflitti. Stiamo costruendo sistemi che producono insieme più ricchezza e più povertà, più opportunità e più marginalità, più relazioni e più solitudini. Abbondanza e penuria si distribuiscono in un modo talmente diseguale da rendere l’ingiustizia visibile nello spazio. È un problema per tutti. È tutta la città a perdere il suo carattere di comunità, di spazio civilizzato e condiviso, di trama di relazioni tra le persone e le generazioni. Non si costruiscono più mura di cinta ma muri dentro lo spazio urbano. Non si difende più la città ma ci si difende dalla città.
Quei muri sono stati il vero avversario di don Luigi. Contro quei muri ha parlato alle coscienze, ha mobilitato energie religiose e forze sociali. Lo ha fatto indicando soluzioni concrete che dall’azione di volontariato hanno investito le istituzioni di qualsiasi colore politico. La Carità scrive don Luigi «non è un vago sentimento di compassione, né si fonda su un sentimento di altruismo ingenuo, ma nasce dall’analisi della complessità sociale, dai guasti provocati dal sistema sociale disordinato, dal degrado morale e culturale provocato dalla legge del più forte, dalla carenza di etica collettiva».
Oggi, il futuro delle città appare difficile da costruire. Vecchie certezze declinano mentre fatichiamo a definire nuove soluzioni. La memoria di don Luigi ci restituisce il traguardo di una città ordinata dalla giustizia; capace di accogliere chi corre e chi cade, gli spiriti forti e le persone fragili; i nativi e gli stranieri, i giovani e i loro desideri insieme ai vecchi e ai loro ricordi. Dobbiamo costruire la città di tutti. Ma se vogliamo capire come essa vada costruita dobbiamo guardarla con gli occhi degli ultimi. Se il nostro progetto regge a quello sguardo saremo sulla buona strada. La strada verso città più giuste.
Vice Presidente Fondazione Internazionale Luigi Di Liegro - etsOnlus