venerdì 23 maggio 2014
​Tutto è pronto per il viaggio del Papa. 
Un viaggio con due protagonisti di Giorgio Bernardelli  
IL VIDEO Tre Papi in Terra Santa | TV2000 maratona televisiva per il Papa
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“Devo finire il quadro entro stanotte, altrimenti il Papa celebrerà la Messa su uno sfondo bianco. Sarebbe un po’ triste, no?”. Robert Giacaman ci scherza sopra, ma la sua è una corsa contro il tempo, lavora giorno e notte per dipingere l’immagine che verrà posta dietro l’altare di Betlemme domenica 26 maggio: un presepe con gli ultimi tre papi in Terra Santa al posto dei Re Magi. “E’ l’omaggio dei cristiani palestinesi a papa Francesco. Attendiamo con impazienza il suo abbraccio di misericordia e di pace”. La Chiesa locale è in festa, il parroco francescano padre Nerwan sta preparando la visita da oltre sei mesi. “Abbiamo pochi biglietti e tutti i miei parrocchiani vogliono assistere alla messa, ogni giorno ho gente in ufficio che chiede di poter partecipare”. C’è da credergli: per le strade i poster del Papa illuminano di bianco tutta la cittadina palestinese. E i bambini del campo profughi di Aida sventolano già le bandiere del Vaticano. “Il Papa viene anche per affermare il diritto di questi bambini ad avere una casa, il diritto a un futuro dignitoso”. I responsabili del campo ci raccontano quanto hanno aspettato questa visita. “E’ l’unico modo che abbiamo di vederlo, l’unico momento in cui possiamo sentirci liberi in questa prigione”. A Gerusalemme fervono gli ultimi preparativi per il fulcro del viaggio, l’incontro ecumenico con il patriarca Bartolomeo al Santo Sepolcro. Teofilo III, patriarca greco di Gerusalemme, non era presente all’abbraccio tra Paolo VI e Atenagora di cinquant’anni fa, ma non ha dubbi: “Entrambi vogliono continuare a camminare insieme, come i loro predecessori. Siamo sulla buona strada, continuiamo. Avremo ancora posizioni diverse, senza dubbio, ma se camminiamo insieme, sulla stessa via, saremo una presenza tangibile e utile qui e in tutto il Medio Oriente. Ne ha bisogno la Terra Santa, ne abbiamo bisogno tutti, bisogno, e io per primo”. A gettare qualche ombra sul viaggio, i recenti atti di vandalismo a opera di un piccolo gruppo di estremisti. Con il nome vendicativo di “price-tag” (letteralmente: prezzo da pagare) alcuni ebrei ultraortodossi hanno fatto molto parlare di sé in questi giorni. Se da una parte il Pontefice gode di una popolarità indiscussa tra chi abita qui, rimangono alcuni piccoli gruppi determinati a mettere – per quanto possibile – i bastoni tra le ruote a questo breve ma intenso viaggio papale. Gli insulti agli arabi cristiani, la lettera minatoria inviata a monsignor Giacinto Marcuzzo, vescovo della Galilea, i graffiti contro Gesù e contro la Chiesa evidenziano ancora le contraddizioni nella terra dove Dio ha scelto di venire ad abitare. “Ma Francesco ci sorprenderà, come sempre”, è la promessa del suo amico rabbino David Rosen. E forse sorprenderà anche quel bambino palestinese sui cinque anni, che guardando la Città Santa ha chiesto a suo padre: ma il Papa può attraversare il muro degli israeliani per andare a Gerusalemme?
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