Il Congresso per i 150 anni dell' Azione Cattolica (Cristian Gennari/Siciliani)
Rinnovare l’impegno laicale, abitare il quotidiano e diventarne profeti, essere lievito delle comunità. Questo il compito per l’Azione cattolica racchiuso nel messaggio che la presidenza della Cei ha inviato oggi alla XVI assemblea nazionale dell’associazione – dà il via alle celebrazioni del 150° anniversario – all’interno della quale domenica 30 l’Ac festeggerà la ricorrenza in piazza San Pietro con Papa Francesco. Un anniversario che per l’Azione cattolica può essere «occasione preziosa per rinnovare il vostro essenziale impegno laicale al servizio della Chiesa e del mondo». Ma è un traguardo che crea anche «l’occasione perché la Chiesa italiana possa dirvi il suo grazie per la vostra presenza».
La gratitudine è innanzitutto «per la vostra fedeltà alla Chiesa – si legge nel testo diffuso dal Sir – anche quando vi ha chiesto la fatica di ripensare lo stile di tale presenza, la vostra struttura organizzativa, i vostri linguaggi». Ma il ringraziamento è anche «per
il vostro impegno a tradurre a livello popolare le scelte maturate dall’episcopato per l’attuazione delle indicazioni conciliari nella catechesi, nella liturgia e nella testimonianza della carità», come anche nella proposta di un modello di Chiesa «caratterizzato dalla comunione e dallo slancio missionario».
Ancora grazie – prosegue la Cei – per aver concretizzato tutto questo «nella "scelta religiosa", intesa come formazione di laici capaci di esporsi sulle frontiere più avanzate del sociale e del politico per testimoniare i valori cristiani» e per l’impegno «a essere "scuola di santità"» con «tante figure di santità laicale» che sono «la traccia della vostra presenza» e «il tesoro a cui far continuamente riferimento» per un rinnovato impegno.
Da qui l’invito ad «abitare il nostro tempo». Si è difatti in un momento cruciale della storia in cui «le cose di sempre vanno ribadite e diffuse con scelte creative, linguaggio rinnovato ed effettiva revisione dei tempi, modi e contenuti delle proposte», scrivono i vescovi, per cui è necessario che l’Ac sia capace di «un autentico discernimento nelle comunità ecclesiali e nella società a partire dal vostro essere associazione». Che significa riconoscere il bene, prendere parte e «non cercare il quieto vivere e il conforto
dell’abitudine». Come pure non va sottovalutata l’importanza «di una permanente formazione delle coscienze».
Perciò l’incitamento che arriva dalla Cei è essere «profeti del quotidiano». La profezia dell’Azione cattolica, infatti, sta nella sua capacità di «sentire con la Chiesa, affiancando le persone per offrire loro la possibilità di condividere un viaggio interiore», attraverso l’esperienza della formazione globale, della ricerca spirituale, dell’ascolto, della testimonianza che sa spendersi con quella «spiritualità del quotidiano che trasforma, motiva, dona fiducia». Questo significa in sostanza «abitare le comunità», senza fughe al di fuori, «senza ritagliarsi una Chiesa su misura», essendo «lievito» affinché queste diventino luoghi in cui vengano ospitate «le reali questioni della vita, la ricerca comune del senso». L’appello quindi è ad incamminarsi «in un percorso sinodale, strada maestra per crescere nell’identità di Chiesa in uscita, capace di mettersi in movimento creativo, innovando con libertà dentro un orizzonte di comunione».
Un messaggio dai molti stimoli per la prima giornata dell’assemblea Ac, aperta nel pomeriggio dalla celebrazione eucaristica presieduta dall’assistente generale e vescovo di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi, che in un’intervista al Sir ricorda: «Il laicato deve uscire dall’ombra del campanile per andare a suonare i campanelli delle case». Dopo i saluti del presidente nazionale, Matteo Truffelli, e del ministro per le minoranze del Pakistan, Paul Jacob Bhatti, il programma prevede in serata il dibattito Fare nuove tutte le cose: l’Ac oggi, a cui partecipano Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose e Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa.