«Arriva il circo». «Torna il luna park». Quando si avvicina il tempo del Natale, paesi e città si riempiono di cartelli che annunciano l’approdo delle “brigate” dello svago. Tendoni, giostre, attrazioni fanno tappa un po’ ovunque da Nord a Sud dell’Italia nel periodo delle feste. Ad animarli un popolo “itinerante” a cui «la Chiesa non può far mancare la sua vicinanza », spiega don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes.
Lo aveva sottolineato nei giorni scorsi anche il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, celebrando la Messa in un autoscontro del parco divertimenti a Perugia come è sua abitudine fare da venticinque anni, ossia da quando è vescovo. «La gente – aveva detto il cardinale – non va seguita solo nelle parrocchie, ma dove si trova e in tutto quello che fa perché, grazie a Dio, la Chiesa è anche più grande della parrocchia e della diocesi». Afferma don De Robertis: «Non possiamo limitarci ad attendere che si varchi la soglia di un luogo di culto. Serve andare incontro a tutti, comprese le famiglie dello spettacolo in perenne movimento. Sono “pellegrini” e vanno considerati una benedizione per ogni comunità cristiana in cui si fermano. Infatti ci ricordano che ciascuno di noi è in cammino verso la Patria celeste. E come Chiesa siamo chiamati ad avere una particolare attenzione verso chi è di passaggio, soprattutto in questa nostra Italia che oggi è terra di arrivi. E, come lascia intendere Bassetti, le parrocchie non sono fatte solo da chi risiede in un territorio ma anche da chi vi transita e porta con sé ricchezze di culture e fede che sono autentici doni».
Da qui l’invito. «Nell’Avvento che sta per iniziare sarebbe un bel gesto se parrocchie e diocesi dessero il benvenuto alle carovane di circhi e attrazioni promuovendo momenti di fraternità e meditazione». È la sfida al centro dell’incontro nazionale che si apre oggi a Ostia sul tema “Testimoni del Vangelo di Gesù tra fieranti e circensi. L’accoglienza e l’ascolto della gente del viaggio”. Una realtà che nella Penisola conta alcune decine di migliaia di persone, fa sapere don Mirko Dalla Torre della Consulta nazionale Migrantes dello spettacolo viaggiante che con don De Robertis sarà uno dei relatori dell’appuntamento. «Quando fieranti e circensi piantano le loro tende fra le nostre case – afferma don Dalla Torre –, è come se bussassero alle porte della chiesa. E chiedono di essere ascoltati. Attraverso una pastorale che non è tanto “per” loro, quanto piuttosto “con” loro, ossia capace di intercettarne i ritmi quotidiani, le speranze, le difficoltà. Si tratta di una porzione del popolo di Dio che non ha la sua parrocchia ma fa parte di tutte le nostre parrocchie ». Don Mirko racconta che fra roulotte e camion si vive una fede «figlia del viaggiare, genuina, forte, legata alla tradizione, incentrata sulla preghiera». E aggiunge: «Non li vedremo mai a Messa il sabato o la domenica. Perché sono i giorni del lavoro per eccellenza.
Ecco perché, ad esempio, è accaduto spesso che li incontrassi sotto un tendone al termine di una serata per commentare il Vangelo della domenica e pregare insieme». L’intento della Chiesa italiana è quello di «fare rete fra le diocesi in modo che ci possano essere nel maggior numero di zone possibili operatori pastorali che li possano seguire, siano essi sacerdoti, religiose o religiosi, laici», chiarisce don Dalla Torre. Certo, è necessario «sapersi coinvolgere» a fianco della “gente” del tempo libero. A cominciare da quando loro «ci sollecitano nella preparazione ai Sacramenti per i ragazzi della carovana oppure sono toccati dal lutto».
Nel luna park di Perugia il presidente della Cei aveva confidato di essere «innamorato della vita nomade, viaggiante » di coloro che per vocazione hanno come bussola il circo o le fiere. «Una testimonianza umana e cristiana – aveva aggiunto Bassetti – che diventa segno di libertà in una società che si è chiusa fin troppo nel proprio egoismo». Don De Robertis cita san Giovanni Crisostomo che «commentando la venuta dei Magi ci dice come l’arrivo di un pellegrino, di chi si è messo in cammino sia una grazia di Dio per risvegliarci dal torpore che ci imprigiona». E don Dalla Torre conclude: «Fieranti e circensi ci educano all’inclusione e sono ambasciatori di gioia e di festa nei nostri quartieri». ©