Monsignor Franco Giulio Brambilla - Siciliani
Anche se per quattro giorni sono nella "bolla" per motivi sanitari anti-Covid, i vescovi italiani riuniti in assemblea a Roma non rinunciano a uno sguardo sull'attualità, che scorre parallelamente all'argomento principale dell'assise e cioè il cammino sinodale. Se ne è fatto interprete nell'incontro con i giornalisti il vicepresidente e vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, toccando i temi del lavoro, della sicurezza per prevenire gli incidenti e delle migrazioni, oltre naturalmente alle specifiche di un itinerario come quello che la Chiesa in Italia si appresta a intraprendere e che non prevederà documenti scritti, ma piuttosto tre fasI successive: ascolto, confronto e proposta. Il presule, che non risparmia una battuta anche a chi gli chiede di commentare la richiesta del segretario Pd, Enrico Letta, di donne prete ("povera stella") risponde così alla domanda sulla eventuale fine del blocco dei licenziamenti: "Non si può chiudere improvvisamente l'ombrello. Bisogna immaginare un'uscita graduale. Con tutti i soldi spesi fino adesso, chiudere improvvisamente l'ombrello farebbe galleggiare, scusate l'espressione, molti morti". In sostanza avrebbe un costo sociale altissimo.
Il vescovo di Novara ha poi raccontato da aver praticamente ricevuto in diretta mentre era al telefono con il parroco di Stresa la notizia della sciagura del Mottarone. Per cui, all'inizio del suo intervento in assemblea, oggi martedì 25 maggio, ha chiesto ai vescovi 14 secondi di silenzio, uno per ogni vittima. "Dobbiamo garantire sempre il massimo possibile di sicurezza e la manutenzione - ha aggiunto poi in risposta alle domane dei giornalisti -. Ricordo quando successe del Ponte Morandi a Genova, telefonai ai miei nipoti ingegneri edili. Dissero: 'una sola parola, zio, manutenzione'". In Germania, ha ricordato il vescovo, quando si costruisce un nuovo edificio, i costruttori si impegnano a garantirne la manutenzione per 10 anni.
Per quanto riguarda poi le migrazioni, Brambilla ha riferito che nel dibattito in assemblea "ci sono stati già due o tre interventi accorati dai vescovi siciliani sulla questione dei migranti. La richiesta è che venga assunta l'idea che la questione sia europea. Le voci che sono risuonate sono abbastanza forti - ha aggiunto -. In questi ultimi anni i termini sono stati se accoglierli o no, ma si devono accogliere veramente e possibilmente integrare. C'è un problema di coscienza della comunicazione decisivo, che è quello di non dare un'informazione deformata sulla percezione della reale situazione".
Infine, per quanto riguarda il Sinodo, non ci sarà un documento tipo gli Orientamenti pastorali degli scorsi decenni. Brambilla ha spiegato che “verrà scandito da tre momenti: l’ascolto, la ricerca e la proposta”. Il primo anno, in sintonia con la nota del Sinodo dei vescovi diffusa venerdì scorso, “sarà caratterizzato da una serie di domande aperte”. La presidenza della Cei, ha reso noto
Brambilla, giovedì scorso ha inviato ai vescovi una “Carta di intenti”. “i tempi dovranno essere armonizzati con il Sinodo
della Chiesa universale”. “I due percorsi sono armonizzabili”, ha assicurato il vicepresidente della Cei, “a partire dal primato
dell’ascolto. Sarà il primo esempio di Chiesa universale e Chiesa nazionale che crescono insieme: più cresce l’una, più cresce l’altra”. “Il Papa ci ha chiesto di recuperare Firenze, che all’epoca io avevo definito una enciclica all’Italia”, ha proseguito Brambilla: “Il metodo che venne applicato fu un metodo sinodale. Probabilmente c’è stato un difetto di continuazione, ma è un metodo che può essere recuperato”.
Si cercherà inoltre di evitare il rischio del parlamentarismo, attraverso “il dono del consiglio, che ci richiama tutti al momento verticale, spirituale, liturgico, che è il vero antidoto a questo pericolo”. A tal proposito Brambilla ha aggiunto: “Siamo fiduciosi che sia un percorso in cui tutte le diverse anime del cattolicesimo italiano possano alimentarsi a vicenda, e reggersi a vicenda. Tutte le volte che sono stato in Germania – ha rivelato il presule – ho sempre chiesto: pensate che cambiando queste cose l’evangelizzazione sia più efficace?”. Nella sua relazione di oggi ai vescovi, mons. Brambilla ha citato la virtù della prudenza, che “San Tomaso collega con la decisione pratica – il dono del consiglio – e con la beatitudine. Un cattolicesimo senza Spirito Santo non funziona”. In San Tommaso, ha precisato il vicepresidente della Cei, “la virtù della prudenza è la virtù del coraggio, cioè la decisione di fronte a più possibilità. Il consiglio riguarda la dimensione liturgica, orante e spirituale, e la misericordia è l’intreccio. Tutto ciò ci consentirà di fare un Sinodo che non sia soltanto un grande Parlamento cattolico”.