mercoledì 3 giugno 2020
Il vescovo Raspanti: nelle mani di Maria il futuro del Paese prigioniero della paura «Così la pandemia ha reso evidenti i mali nazionali. È l’ora di cambiare insieme»
l vescovo Raspanti

l vescovo Raspanti - Siciliani

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«Nelle mani di Maria metteremo il futuro del nostro Paese. Un futuro segnato dalle preoccupazioni perché il virus non è stato ancora sconfitto ed è sempre in mezzo a noi, come ci ricordano gli esperti e le autorità. Un futuro in cui la crisi economica rischia di ripercuotersi in maniera grave sulle famiglie. Un futuro che non può essere ancorato a logiche socio- economiche o politiche che hanno già mostrato limiti evidenti, emersi con ancora più chiarezza durante la pandemia ». Il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, invocherà l’intercessione della Vergine a nome di tutta la nazione. Lo farà stasera durante il Rosario per l’Italia, l’appuntamento “orante” promosso dai media Cei che questa volta fa tappa in un santuario della diocesi siciliana guidata dal vice-presidente della Cei. È il Santuario della Madonna della Vena, alle pendici dell’Etna, «a 750 metri sul livello del mare da cui si scorge anche un angolo del mar Ionio », racconta Raspanti. E da qui si pregherà per la «rinascita del Paese», sottolinea il vescovo. Una rinascita che deve essere «animata da uno spirito nuovo», aggiunge Raspanti. Perché «non è cosa buona che la “fase 2” si riduca soltanto alla voglia di riprendere a tutti i costi o di tornare alla normalità quasi dimenticando i giorni tristi che abbiamo vissuto e soprattutto le storture che piegano la nostra gente».

Eccellenza, il Rosario diventa come un trampolino?
Concluderemo il Rosario con la preghiera composta dal Papa per il tempo della pandemia. Ma, come rivelano già le parole pronunciate in questi giorni dallo stesso Francesco, nella nostra preghiera guarderemo anche avanti. C’è bisogno di un guizzo morale. Finora la nostra società è stata governata secondo un’impostazione che non ha dato risultati confortanti in termini di equità, di giustizia, di rispetto della dignità dell’uomo, di salvaguardia del creato. Ecco perché serve una riforma che incida nel profondo. È necessario ripensare il Paese. E ciò può avvenire solo con il concorso di tutti e non solo di una parte, come può essere quella politica. Se penso a quanto Maria ha detto a Fatima, la Madonna ha sempre mostrato interesse alla storia del mondo, al destino dei popoli, alla felicità dei suoi figli sulla terra. E sono sicuro che anche adesso la Madre di Dio farà arrivare in cielo le nostre suppliche.

Già è scattato l’allarme povertà post-Covid anche legato al dilagare della disoccupazione.
Era prevedibile. Da anni l’Italia fa i conti con fragilità economiche lampanti. Non basta soltanto l’immissione di denaro “fresco” per ripartire benché sia apprezzabile lo sforzo dei governanti italiani ed europei. Infatti non sono certo i soldi che possono andare a coprire l’atrofizzazione dell’attività di un uomo o di una donna. È il desiderio di agire delle persone che crea ricchezza. E non viceversa.

L’emergenza coronavirus come occasione per cambiare?
Certamente. Per questo, ad esempio, sono necessarie le semplificazioni, l’abbattimento con mano forte dei vincoli burocratici, la lotta alla corruzione e alla malavita che continua a speculare sulle nostre disgrazie, come la tragedia del Covid, e che si sta già attrezzando per cibarsi delle risorse in arrivo. Soltanto se saranno poste le condizioni affinché la nostra gente desideri progettare un domani con cuore nuovo e mente nuova, allora potremo davvero uscire dal tunnel. Altrimenti chiunque, a cominciare dai giovani, saranno come con il freno a mano tirato e non avranno il coraggio di scommettere su se stessi e sul Paese. Questo uccide la gioventù.

Quale ruolo della Chiesa italiana nella “fase 2”?
Tutto comincia dalla preghiera. All’apparenza essa è totale passività. In realtà pone l’uomo di fronte alla verità e gli consente di riconoscere la sua creaturalità. Poi lo illumina sui suoi compiti fra cui quello di restituire più ornato il creato che Dio ci ha donato. Inoltre il mistero dell’Incarnazione indica a ciascun credente ma anche alla società intera che noi cristiani siamo profondamente interessati alla vita delle nostre città e delle nostre nazioni. La comunità cristiana né può né vuole rimanere a guardare di fronte al cambiamento d’epoca che attraversiamo. Deve esserci, incoraggiando e formando i laici, ma anche favorendo il dialogo fra le diverse componenti del Paese così da non restare prigionieri di lobby o rivendicazioni di parte. È urgente ricucire se intendiamo costruire insieme la casa comune.

Nel Rosario di questa sera entreranno le sofferenze della pandemia ma anche le speranze di una ripartenza meno traumatica?
Ne saranno interpreti coloro che reciteranno le decine o leggeranno le meditazioni. Saranno ad esempio un medico, un volontario, una mamma incinta, una giovane religiosa. Nel rito vogliamo dare voce a chi è stato toccato dal dolore ma anche a chi può offrire un’iniezione di fiducia.

Perché la scelta del Santuario della Madonna della Vena?
Ospitato in borgo con appena una cinquantina di anime nel Comune di Piedimonte Etneo, ha radici nobili. Vuole la tradizione che il territorio rientrasse fra i possedimenti che papa Gregorio Magno aveva in Sicilia. Ma gli scavi archeologici hanno confermato la presenza dei monaci benedettini nell’area. Il suo nome è legato a una fonte d’acqua. Una mula si fermò nella zona e, scavando sulla terra con la zampa, scoprì una vena d’acqua. La nostra gente ritenne che quell’acqua fosse “benedetta” dal cielo. Anche questo attesta la vicinanza materna della Vergine al popolo. Come ha rimarcato il Papa, l’emergenza sanitaria ci ha fatto saggiare che non siamo invincibili. Abbiamo sperimentato le nostre debolezze e il nostro limite. Alla Madre ci rivolgiamo come sicuro rifugio e stella del mattino. Di un nuovo mattino per l’Italia.

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