Sacerdote, cappellano militare, “padre dei mutilatini”, apostolo del dolore innocente, angelo dei bimbi, Beato. E’ questa la straordinaria parabola che ha scandito l’opera di don Carlo Gnocchi, di cui questa domenica, 28 febbraio, ricorre il 60.mo anniversario della morte.Tra le celebrazioni per i 60 anni dalla morte di don Gnocchi, domenica 28 febbraio al santuario del Beato don Gnocchi di Milano (via Capecelatro 66) è in programma alle 11.30 la Messa presieduta dal vescovo emerito di Lodi, Giuseppe Merisi.
Sabato 27 febbraio ha ricordato il «papà dei mutilatini» anche l'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola presiedendo la Messa, nel Santuario diocesano intitolato al beato don Carlo Gnocchi: guarda il video
Chi era don Carlo Gnocchi? Don Carlo Gnocchi nato il 25 ottobre 1902 a San Colombano al Lambro, in provincia di Lodi e morto a Milano il 28 febbraio 1956.«Era sotto la tenda a ossigeno. Quella mattina alle 6 chiese il piccolo crocifisso che la mamma gli aveva regalato per la Prima Messa. Lo appendemmo con del nastro adesivo. Don Carlo lo guardava e gli parlava con gli occhi. L’ultima parola che disse fu: “Grazie di tutto...”. Verso sera si aggravò. Improvvisamente si appoggiò con i pugni al materasso, strappò l’adesivo, prese il crocifisso, lo appoggio alle labbra, lo baciò. E così morì». Le parole di don Giovanni Barbareschi riportano alla triste commozione del 28 febbraio 1956, quando don Carlo, l’apostolo del dolore innocente, si spense alla Clinica Columbus di Milano. Solo il giorno prima aveva recitato il Rosario con due mutilatine, Antonina e Marisa, e aveva dato loro la sua benedizione. A suggello di una vita donata fino all’estremo, volle poi che le sue cornee restituissero la vista a due ragazzi ciechi, Silvio ed Amabile, quando ancora in Italia il trapianto di organi non era regolato dalla legge. Le tappe della vita del beato don Carlo Gnocchi:1925 Viene ordinato sacerdote1936 Il cardinale Ildefonso Schuster arcivescovo di Milano lo nominò direttore spirituale dell'Istituto Gonzaga a Milano. 1941 Partì per il fronte greco-albanese come cappellano militare nella divisione alpina Julia1942Partì per la Campagna di Russia come cappellano militare nella divisione alpina Tridentina1943Partecipò alla Resistenza entrando a far parte dell'O.S.C.A.R. (Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati), aiutò ebrei e prigionieri alleati scappati a riparare in Svizzera. Scrisse articoli sulla rivista clandestina Il Ribelle e sul quotidiano diocesano L'Italia. Fu rinchiuso più di una volta nel carcere di San Vittore, ma ottenne la liberazione grazie all'intervento dell'arcivescovo di Milano, Ildefonso Schuster.
1951 Fondò la Pro Juventute, l'opera che coordinò gli interventi assistenziali a favore delle vittime innocenti del conflitto e che gli valse il titolo meritorio di "papà dei mutilatini". 1955Don Carlo Gnocchi lanciò la sua ultima sfida: costruire un moderno Centro che costituisca la sintesi della sua metodologia riabilitativa. 1956Don Carlo Gnocchi, minato da una malattia incurabile, non riuscirà a vedere completata l'opera nella quale aveva investito le maggiori energie.