venerdì 18 giugno 2010
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In vista dell’imminente decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, intendiamo richiamare l’attenzione sull’importanza che la questione dell’esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche assume in relazione ai sentimenti religiosi delle popolazioni e alle tradizioni delle Nazioni d’Europa. La presenza dei simboli religiosi e in particolare della croce, che riflette il sentimento religioso dei cristiani di qualsiasi denominazione, non si traduce in un’imposizione e non ha valore di esclusione, ma esprime una tradizione che tutti conoscono e riconoscono nel suo alto valore spirituale, e come segno di un’identità aperta al dialogo con ogni uomo di buona volontà, di sostegno a favore dei bisognosi e dei sofferenti, senza distinzione di fede, etnia o nazionalità. Auspichiamo che nell’esame di una questione così delicata si tenga conto dei sentimenti religiosi della popolazione e di questi valori, come pure del fatto che in tutti i Paesi europei si è affermato e si va sviluppando sempre più positivamente il diritto di libertà religiosa, di cui l’esposizione dei simboli religiosi rappresenta un’importante espressione. Le Chiese cristiane favoriscono ovunque il dialogo con altre Chiese e religioni e agiscono come parte integrante delle rispettive realtà nazionali, che in materia di simboli religiosi conoscono normative diverse e un’autonoma evoluzione sociale e giuridica. Una scelta non penalizzante per la simbologia religiosa risulterebbe in linea con il principio di sussidiarietà che presiede al rapporto tra Stati e istituzioni europee, nel rispetto delle tradizioni millenarie di ciascun popolo e di ciascuna Nazione.
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