Don Alberto Debbi (G.M. Codazzi)
Oggi la Chiesa di Reggio Emilia- Guastalla gioirà per l’ordinazione sacerdotale di Alberto Debbi che avrà luogo nella Cattedrale di Santa Maria Assunta durante la Messa delle 18 per l’imposizione delle mani e la preghiera del vescovo Massimo Camisasca. Storia di vocazione avvincente, la sua. Debbi ha abbracciato la via del sacerdozio lasciando progetti concreti di matrimonio e una carriera medica brillantemente avviata. Per lui è stata una risposta di pienezza a Dio, che l’ha chiamato a prendere il largo oltre i confini di una casa, di un ospedale e di un paese, Salvaterra, dove Alberto è nato il 12 marzo 1976, quarto dei sei figli di Enzo Debbi e Anna Rompianesi. Scuole elementari a Salvaterra, medie a Casalgrande, liceo scientifico a Reggio Emilia. «Fin da ragazzo – racconta – la mia idea era di fare qualcosa per mettere i doni del Signore a servizio del prossimo».
Una prima svolta viene dalla grave malattia di papà Enzo che muore due giorni dopo il 18° compleanno di Alberto. Il desiderio di spendere la vita per gli altri, in quel momento, s’identifica con l’aiuto ai sofferenti. Debbi studia medicina al Policlinico di Modena, si laurea nel 2001, si iscrive all’Ordine dei medici nel 2002, poi sempre a Modena si specializza in malattie dell’apparato respiratorio nel 2005. Dopodiché lavora per sei mesi in medicina all’ospedale di Scandiano, quindi al pronto soccorso di Castelnovo Monti, infine approda in pneumologia a Sassuolo (Modena) dove resta per quasi sette anni. Nel frattempo il giovane Debbi, che sente l’aspirazione a formare una famiglia, sta avvicinandosi al matrimonio, ma nel momento decisivo ha l’onestà di ammettere che dal punto di vista umano quella scelta non lo rende completamente felice. E ha anche la fortuna di avere al fianco una ragazza che lo capisce, accettando il successivo periodo di discernimento e la rottura del fidanzamento a fine 2011. Può sembrare paradossale, ma «il passaggio fondamentale – confida – è stato realizzare attraverso l’amore della mia fidanzata che c’era un amore più grande al quale ero chiamato».
Sicché nel 2012 Alberto frequenta l’anno di propedeutica in Seminario continuando a lavorare, poi nel settembre 2013 si licenzia definitivamente dall’ospedale. Il diacono, oggi in forza all’unità pastorale di Correggio, mostra un forte orientamento alla carità e ai giovani. «Desidero soprattutto – conclude Debbi – essere un uomo di speranza. Una speranza che non si ferma con la malattia e con la morte». Parola di medico e sacerdote.