La conferenza stampa in aereoSull’annunciata commissione per studiare il tema delle diaconesse ha rivelato di avere sul suo tavolo le proposte di nomi di membri che gli sono arrivate dall’Unione internazionale superiore generali e dalla Congregazione per la dottrina della fede. Sul Grande Concilio Ortodosso di Creta ha espresso un giudizio "positivo" nonostante l’assenza di quattro primati su 14 ("è stato fatto un passo in avanti, non il cento per cento, ma un passo avanti"). In vista dell’anniversario dell’affissione delle famose 95 tesi a Wittenberg e del programmato viaggio in Svezia ha convenuto che le intenzioni di Lutero "non erano sbagliate", ma "forse i metodi non erano giusti".Riguardo poi all’idea lanciata dal cardinale tedesco Reinhard Marx in tal senso ha notato che la Chiesa "non solo deve chiedere scusa ai gay" per averli emarginati, "ma deve
chiedere perdono anche ai poveri, alle donne stuprate, ai
bambini sfruttati nel lavoro, deve chiedere scusa di aver benedetto tante armi". E ha ribadito che i gay "non vanno discriminati, devono essere rispettati,
accompagnati pastoralmente". (LEGGI IL TESTO INTEGRALE DELLA CONFERENZA STAMPA)
Infine interpellato sul prossimo viaggio per la Gmg in Polonia con tappa ad Auschwitz, ha anticipato di voler "andare in quel posto di orrore senza discorsi, senza gente, solo con il necessario, senza guardare a questo o quello. E in silenzio".
La lunga conferenza stampa “volante” è arrivata al termine della terza giornata del viaggio in Armenia. Segnato dalla partecipazione di Papa Francesco alla divina liturgia presieduta dal catholicos di Echmiadzin (il catholicos è il capo della Chiesa nazionale armena, ortodossa, ndr).
Il pontefice ha sottolineato come questo momento è stato il "culmine" della visita. Ha auspicato che "in tutti sorga un forte anelito" ad una unità che non sia né "sottomissione" né "assorbimento", ma piuttosto "accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno".
E infine ha invitato ad “accelerare” il passo, chiedendo a Karekin II "di benedirmi, di benedire me e la Chiesa cattolica, di benedire questa corsa verso la piena unità".
In precedenza il Pontefice aveva avuto un breve e intenso incontro con i vescovi armeni cattolici giunti anche dalla diaspora. Mentre nel pomeriggio insieme al catholicos Karekin II ha solennemente firmato una dichiarazione comune. In essa si ricorda il "genocidio" armeno e si auspica una "soluzione pacifica per il Nagorno-Karabakh". Si denuncia che in Medio Oriente e altrove "minoranze etniche e religiose sono diventate l’obiettivo di persecuzioni" e che "i martiri appartengono a tutte le Chiese" e la loro sofferenza costituisce un “ecumenismo di sangue”.
Il viaggio di Francesco in Armenia si è concluso con la visita al Monastero di Kohr-Virap, luogo sacro della Chiesa Armena.
Nessun discorso, ma la preghiera davanti al pozzo che imprigionò San Gregorio Illuminatore e il significativo gesto di liberazione delle colombe verso il biblico Monte Ararat in segno di pace. Quindi il volo verso Roma dove prima di rientrare in Vaticano, come ormai di tradizione, ha visitato la basilica di santa Maria Maggiore per ringraziare la Vergine della buona riuscita del suo pellegrinaggio.