venerdì 15 dicembre 2017
La Commissione d'inchiesta che dal 2012 indaga su decine di migliaia di casi: il 60% delle vittime in ambito religioso. «Si rivedano le regole sul celibato»
Il capo della Commissione Peter McClellan (secondo da sinistra) stringe la mano al governatore generale dell'Australia Peter Cosgrove (quarto da destra) alla cerimonia della consegna del report finale della Commissione, a Canberra (15 dicembre), Ansa

Il capo della Commissione Peter McClellan (secondo da sinistra) stringe la mano al governatore generale dell'Australia Peter Cosgrove (quarto da destra) alla cerimonia della consegna del report finale della Commissione, a Canberra (15 dicembre), Ansa

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La pedofilia è "una tragedia nazionale perpetrata per generazioni in molte istituzioni di fiducia" e l'Australia "è venuta meno in modo grave ai suoi doveri" di proteggere i bambini. Questa la pesante accusa mossa dalla Commissione d’inchiesta che dal 2012 a oggi ha indagato su decine di migliaia di casi di pedofilia.

Il rapporto di 17 volumi presenta un totale di 409 raccomandazioni, a conclusione dell'inchiesta più approfondita sulla pedofilia nella storia d'Australia, che ha indagato su Chiese, enti di beneficenza, governi locali, scuole, organizzazioni comunitarie, gruppi di boy scout e club sportivi, e sulla polizia.

Di tutte le vittime che hanno riportato abusi in istituzioni religiose, oltre il 60% ha detto che sono stati subiti da sacerdoti e religiosi della Chiesa cattolica. Secondo la Commissione la Chiesa cattolica in Australia ha dimostrato "fallimenti catastrofici di leadership", specie prima degli anni 1990. E le principali raccomandazioni riguardano la Chiesa cattolica.

In particolare si chiede di chiarire se i sacerdoti possano denunciare all’autorità civile la “notizia di reato” eventualmente ricevuta in confessionale dai minori che ne sono stati vittima. E di verificare se sia possibile che l’assoluzione di un abusatore sia vincolata al fatto che questi si autodenunci alla magistratura. Non solo. La Commissione ha anche raccomandato alla Conferenza episcopale di chiedere al Vaticano di modificare il diritto canonico per stabilire il celibato volontario e non più obbligatorio per i sacerdoti.

La Commissione chiede inoltre che sia istituito un nuovo reato per facilitare procedimenti penali a carico di istituzioni che hanno mancato di proteggere i minori, e che siano creati un Ufficio nazionale per la sicurezza dei minori, e inoltre un sito web e un telefono amico per denunciare gli abusi.

Sono state oltre 15.000 le persone sentite, 8.000 le vittime che hanno raccontato di abusi subiti in oltre 4.000 enti. "Decine di migliaia di bambini sono stati vittime di violenza sessuale in molte istituzioni australiane e non ne sapremo mai il numero
esatto", si legge nel rapporto.

Fra i prelati che hanno deposto davanti alla Commissione c’è anche il cardinale George Pell, arcivescovo emerito di Sydney, chiamato in causa non per fatti direttamente a lui attributi ma per aver “coperto” reati commessi da sacerdoti. Il porporato è stato in seguito rinviato a giudizio in Australia per presunti abusi commessi decenni fa. Il 76enne cardinale, a cui Papa Francesco ha accordato un periodo di congedo dall'incarico di prefetto degli affari economici del Vaticano per potersi difendere, ha sempre respinto fermamente ogni accusa.

La Commissione ha spiegato che gli abusi sono avvenuti in quasi tutti i luoghi in cui i bambini vivevano o partecipavano ad attività educative, ricreative, sportive, religiose o culturali. Non erano poche "mele marce", ha rimarcato. "Alcune istituzioni hanno avuto molti pedofili che hanno aggredito molti bambini", ha precisato, denunciando il fatto che "le più grandi istituzioni hanno fallito in modo grave nei loro doveri e in molti casi queste carenze sono state aggravate da una risposta chiaramente inadeguata per le vittime". "Il problema è così diffuso, e la natura dei crimini così odiosi, che è difficile da comprendere", ha sottolineato la Commissione.

Pronta la reazione della Chiesa cattolica alla diffusione del Rapporto. "Ribadisco a nome dei vescovi e dei leader religiosi cattolici, le nostre scuse incondizionate per questa sofferenza e il nostro impegno a garantire giustizia per le persone colpite", ha detto ai giornalisti Denis Hart, arcivescovo di Melbourne e presidente della Conferenza episcopale.

"Ci impegneremo ad affrontare la questione degli abusi sessuali", ha aggiunto Hart, che ha però ribadito con forza che Il sigillo del confessionale è "inviolabile" e "non può essere rotto”. “Mi sentirei terribilmente in conflitto. – ha spiegato - Se qualcuno confessasse di aver abusato di bambini, li incoraggerei ad ammettere i loro crimini al di fuori del confessionale in modo che possano essere riferiti alla polizia". "La pena per ogni sacerdote che spezza il sigillo - ha aggiunto l'arcivescovo - è la scomunica, viene cacciata dalla Chiesa, quindi è una questione reale, seria, spirituale. Voglio osservare la legge della terra e fare tutto il possibile per porre fine a questo terribile flagello, e mi sono impegnato per quello".

Dal canto suo l'arcivescovo di Sydney, Anthony Fisher, ha affermato che il rapporto non "siederà su uno scaffale" e che è pronto ad affrontare i fallimenti sistemici dietro gli abusi. Il presule si è detto "inorridito" dall'attività peccaminosa e criminale di alcuni membri del clero e si è vergognato della risposta dei dirigenti della chiesa. "Riconosco e comprendo come questo abbia danneggiato la credibilità della Chiesa nella comunità e scioccato molti dei nostri fedeli", ha affermato Fisher, sottolineando che "se vogliamo essere degni della fiducia delle persone, dobbiamo dimostrare che i diritti dei bambini sono sempre rispettati".

Anche l'arcivescovo di Perth, Timothy Costelloe, ha precisato che "non ci le testimonianze non saranno vane, le storie non saranno nascoste sotto il tappeto e non ci sarà alcun insabbiamento".

Per il premier australiano Malcolm Turnbull il rapporto della Commissione australiana d'inchiesta sulle risposte istituzionali sulla pedofilia "ha rivelato una tragedia nazionale. Ringrazio i membri della commissione e coloro che hanno avuto il coraggio di raccontare le loro storie".

La Santa Sede "resta vicina alla Chiesa cattolica in Australia - fedeli laici, religiosi e clero - mentre ascolta e accompagna le vittime e i sopravvissuti nello sforzo di portare guarigione e giustizia". È quanto fa sapere la sala stampa vaticana dopo la pubblicazione del rapporto finale, che "è il risultato degli accurati sforzi compiuti dalla Commissione negli ultimi anni e merita di essere studiato approfonditamente". "Nel suo recente incontro con la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori - aggiunge la Sala Stampa - Papa Francesco ha affermato che la Chiesa è chiamata a essere luogo di compassione, soprattutto per coloro che hanno sofferto, e ha ribadito che la Chiesa è impegnata nell'assicurare ambienti che garantiscono la protezione di tutti bambini e adulti vulnerabili".

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