A Lourdes e in ogni diocesi transalpina, la Chiesa di Francia ha offerto ieri a tutti i fedeli un’occasione inedita di raccoglimento orante e penitenziale per tutte le vittime di abusi sessuali, ferita avvertita intensamente anche nei mesi scorsi all’interno dello stesso mondo ecclesiale, fra accuse, sospetti e ondate di clamore mediatico. Accogliendo l’appello lanciato dal Papa, la Conferenza episcopale, riunita per la plenaria d’autunno proprio a Lourdes, ha celebrato fin dal mattino una Messa solenne in presenza di tutti i vescovi, dando così un impulso altamente simbolico alla «giornata di preghiera e penitenza».
Nel corso del rito, presieduto dal cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, l’omelia è stata pronunciata da monsignor Luc Crépy, vescovo di Puy-en-Velay e responsabile della Cellula permanente di lotta contro la pedofilia (Cplp) istituita dall’episcopato transalpino per lanciare azioni di prevenzione e formazione di ampio respiro. Con parole inequivocabili, monsignor Crépy ha evocato tutto il peso delle sofferenze che la piaga ha arrecato e continua a spargere, anche a distanza di anni e di decenni dai fatti: «Sì, ci occorre osare guardare in faccia gli scandali del peccato che raggiungono tutta la Chiesa. Sì, ci occorre uscire dal troppo lungo silenzio colpevole della Chiesa e della società ed ascoltare le sofferenze delle vittime: gli atti pedofili, questi crimini così gravi, squarciano l’innocenza e l’integrità di bambini e giovani.
Sì, ci occorre osare prendere tutti i mezzi affinché la Casa Chiesa diventi un luogo sicuro. Sì, come chiede Papa Francesco, ci occorre 'chiedere perdono per i peccati commessi dalle autorità ecclesiastiche che hanno coperto gli autori di abusi e ignorato la sofferenza delle vittime'». Il presule ha sottolineato che questo bisogno di pentimento è tanto più forte per via della pervasività del dramma in tutta la società: «Abbiamo voluto probabilmente salvaguardare l’immagine di rispettabilità della Chiesa, per paura dello scandalo, dimenticando che è santa e composta da peccatori. In ciò, non abbiamo risposto alla nostra missione, non essendo migliori del resto della società che restava in silenzio». Sul nodo del perdono, monsignor Crépy ha ricordato come non possa mai essere il frutto di automatismi frettolosi: «Perdonare non è dimenticare. Perdonare richiede, innanzitutto, questo tempo necessario in cui, poco a poco, c’è il farsi della verità, in cui poco a poco delle parole sono possibili per dire l’indicibile dolore, in cui la giustizia e il diritto sono convocati e designano chiaramente la colpa e il colpevole».
In tutto il Paese, prendendo come bussola la Lettera apostolica in forma di Motu proprio Come una madre amorevole le diocesi hanno invitato i fedeli a partecipare ad innumerevoli momenti di preghiera e riflessione, sullo sfondo di un processo già in corso che si è accelerato dallo scorso aprile, quando la Conferenza aveva lanciato un piano nazionale per correggere le lacune, creando in ogni diocesi luoghi d’accoglienza ed ascolto delle vittime, oltre a un indirizzo Internet per raccogliere testimonianze. Il coordinamento è stato affidato a una laica, Ségolaine Moog, inclusa fra i membri della Cplp, dove figurano, insieme a Crépy altri due vescovi vale a dire Jacques Blaquart pastore di Orléans e Marie Edouard Joseph de Metz-Noblat (Langres), un rappresentante delle congregazioni religiose, il frate marista Gabriel Villa-Real Tapias, e due esperti, la psicanalista Geneviève de Taisne e il giurista Grégoire Etrillard.
I vescovi transalpini hanno promosso una giornata di preghiera e penitenza.
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