Benedetto XVI insiste sull’esigenza di promuovere in tutta la Chiesa «una cultura vigorosa di efficace salvaguardia e sostegno alle vittime» di abusi sessuali da parte del clero. A confermare, una volta di più, la determinazione di Papa Ratzinger in quella direzione è stato ieri il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, nel messaggio indirizzato a nome del Pontefice al Simposio
Verso la guarigione e il rinnovamento, in corso fino a giovedì prossimo presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, promosso per aiutare le Conferenze episcopali e le Congregazioni religiose a elaborare le linee guida per trattare i casi di abuso, in linea con la Circolare pubblicata lo scorso anno Congregazione per la Dottrina della Fede.Ed è stato proprio il cardinale prefetto del dicastero dottrinale della Santa Sede, William J. Levada, ad aprire ieri sera i lavori del Simposio, davanti ai delegati di 110 Conferenze episcopali e ai rappresentanti di 30 ordini religiosi. Una relazione, quella del porporato, partita dal rilevare come «gli oltre 4000 casi di abusi sessuali su minori segnalati alla Congregazione nel corso dell’ultimo decennio hanno rivelato, da un lato, l’inadeguatezza di una risposta esclusivamente canonica (o di diritto canonico) a questa tragedia, e, dall’altro, la necessità di un risposta a più facce».Nel sottolineare l’impegno particolare profuso in questo sforzo da Joseph Ratzinger, prima da prefetto della Congregazione e, dopo, da Pontefice, Levada ha ricordato come nove anni dopo l’introduzione della
Sacramentorum sanctitatis tutela promulgata da papa Wojtyla, il dicastero dottrinale ha presentato a Benedetto XVI, su sua sollecitazione, modifiche decisive ad alcune norme sostanziali e procedurali, «nel tentativo di rendere la legge più in grado di affrontare le complessità presentati da questi casi». Vero, ha aggiunto, che diverse Conferenze episcopali si sono mosse con tempestività, ma è anche vero che oggi «è tempo che le Conferenze episcopali nel mondo abbiano un approccio più propositivo, perché finora in molti casi si sono mosse solo sull’onda delle rivelazioni sui media di comportamenti scandalosi da parte di esponenti del clero».Da questa esigenza particolare è nata dunque la Circolare, la quale «non implica il trasferimento di autorità o responsabilità dai vescovi diocesani e dai Superiori religiosi alla Conferenza». Anzi, ha precisato Levada, «la Congregazione ritiene un obbligo per i Vescovi e Superiori Maggiori Religiosi partecipare allo sviluppo di queste linee guida». In tale contesto, Levada ha quindi sottolineato una volta di più quali sono, come evidenziato dalla Circolare, le diverse sfaccettature della questione da tenere presenti nell’affrontare il problema.Innanzitutto l’attenzione e l’accompagnamento delle vittime, che vengono al primo posto, mettendosi «a loro disposizione» per far capire che la Chiesa «li sente e riconosce le loro sofferenze». Subito dopo viene la «tutela dei minori», creando «ambienti sicuri» come già è stato fatto in alcuni Paesi. Il terzo punto investe «la formazione dei futuri sacerdoti e religiosi», partendo dall’esercitare «un controllo ancora maggiore per i candidati» alla vita sacerdotale e religiosa. È poi necessario un adeguato «supporto dei sacerdoti», incoraggiandoli «a sostenersi l’un l’altro come fratelli» e, infine, la «cooperazione con le autorità civili», attraverso la quale la Chiesa «riconosce la verità fondamentale che l’abuso sessuale di minori non è solo un crimine in diritto canonico, ma è anche un crimine che viola le leggi penali nella maggior parte delle giurisdizioni civili».