Veronica Atitsogbe con il neosindaco Tommasi - Ansa
«Non riesco ancora a realizzare, ora voglio contribuire a cambiare la città». C’è emozione, ma anche tanta determinazione nella voce di Veronica Atitsogbe, che oggi presiederà la prima seduta del nuovo Consiglio comunale di Verona. Figlia di genitori originari del Togo, con un boom di preferenze (329 voti) è stata la più votata della lista del neo-sindaco Damiano Tommasi. Ha 28 anni, ed è la prima italiana di seconda generazione a dirigere i lavori dell’assemblea municipale di Verona, da anni definita la città “laboratorio dell’estrema destra”.
Cosa significa per lei questa vittoria?
È un grande successo, sia a livello simbolico che di rappresentanza politica. Una delle problematiche di noi italiani di seconda generazione è sempre stata quella di non avere nessuno in Comune a cui rivolgerci. E poi vorrei che non si parli più di Verona soltanto per accostarla ai tanti episodi razzisti, perché la nostra città è anche tanto altro.
Quando nasce la passione per la politica?
Io ho sempre fatto attivismo. Da gennaio 2020 sono presidente dell’associazione Afroveronesi, una realtà che raggruppa una quarantina di ragazzi nati o cresciuti in Italia con origini africane. Poi con Tommasi è nato il desiderio di partecipare a questa sfida, lui è umile, genuino, si è interessato con il cuore ai bisogni della gente. Grazie a lui ho vinto tanti pregiudizi.
I suoi genitori speravano che alla fine non si sarebbei più candidata...
All’inizio erano molto scettici, perché comunque si tratta sempre di Verona, e anche io confesso che pensavo non fosse ancora arrivato il tempo per vedere certi cambiamenti. Il solo pensare che la figlia potesse essere sotto attacco li preoccupava, ma vedendo quanto impegno ci mettevo, sono stati travolti dall’entusiasmo.
Una città inclusiva, attenta all’ecologia e alle esigenze dei giovani. Da quali temi partirete?
In campagna elettorale siamo stati nelle periferie dove i giovani chiedono spazi per sviluppare la propria creatività e confrontarsi. Faremo di tutto affinché “inclusione” non resti solo uno slogan. Ecco, sogno una Verona dove tutte le voci vengano ascoltate, e con Damiano Tommasi ci siamo riusciti, abbiamo portato anime diverse in un’unica direzione.
Domani la legge sullo Ius scholae sarà in discussione alla Camera. Quali sono le attese?
Spero davvero che stavolta la legge vada in porto. Come Rete per la Riforma della Cittadinanza, abbiamo fondato il movimento “Dalla parte giusta della storia”, che ieri ha manifestato a Roma proprio per portare le istanze dei giovani di seconda generazione. È tempo che le forze politiche trovino un accordo su un diritto innegabile, non è più una questione di destra o sinistra.
Pensa che questo esempio possa aprire la strada?
Vorrei davvero incoraggiare tutti coloro che hanno un sogno, che vogliono intraprendere strade che sembrano difficili. Io ho iniziato con spensieratezza, perché volevo fare la mia parte per Verona. Essere arrivata dove sognavo di arrivare è una conquista.