Vaccinazioni all'Auditorium Parco della Musica a Roma - Ansa
Il cambio di passo nella campagna vaccinale sembra essere dietro l’angolo ma siamo ancora lontani dalle 500mila iniezioni quotidiane. Il primo trimestre della profilassi in Italia si chiude con oltre 10 milioni e mezzo di dosi somministrate, per circa 7 milioni di persone che ne hanno ricevuto almeno una (3,3 milioni anche il richiamo, il 5% della popolazione), nonostante, rispetto alle stime di dicembre, le forniture siano state dimezzate.
Dovevano infatti arrivarne, in base ai contratti con Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca, oltre 28 milioni, mentre a fine marzo ne abbiamo ricevute 14 milioni. Colpa soprattutto della multinazionale anglo-svedese che produce il vaccino realizzato con l’università di Oxford.
Contando sulla fornitura giunta ieri – 1,3 milioni di antidoti, che consentono di placare le lagnanze di molte Regioni, Lazio su tutte – AstraZeneca ha consegnato appena un quarto delle dosi promesse, 16 milioni. Pfizer ha invece inviato gli 8,7 milioni di dosi pattuite entro il 31 marzo, e Moderna lo stesso, con i suoi 1,3 milioni. Mancano anche i 2 milioni di Curevac, farmaco non ancora approvato e sul quale si punta pure nel secondo trimestre, ma i cui tempi di arrivo sono incerti.
In Italia si è vaccinato più o meno come negli altri grandi Paesi europei – Germania, Francia e Spagna –, esclusa la Gran Bretagna che ha fatto corsa a sé con una dose somministrata già a metà della popolazione. Anzi, con l’accelerazione dell’ultima settimana – in media 240mila iniezioni al giorno, il picco giovedì intorno a 300mila – l’Italia ad esempio il 29 marzo ha somministrato 395 dosi ogni 100 mila abitanti, contro 353 della Francia, 351 della Spagna e 340 della Germania.
E se ad aprile si aspettano 8 milioni di dosi, come ha detto il commissario all’emergenza, Francesco Figliuolo, tra cui 400mila del vaccino monodose Johnson&Johnson, significa che, in base al nuovo piano, la vera accelerazione arriverà tra maggio e giugno quando ne avremo a disposizione ben 40 milioni. Proprio il colosso J&J, ieri, dopo il blocco di un lotto di principio attivo non conforme agli standard di qualità negli Stati Uniti, si è detto «fiducioso della capacità di rispettare l’impegno di fornire 200 milioni di dosi alla Commissione europea e agli Stati membri nel 2021, iniziando le consegne nella seconda metà di aprile, come precedentemente comunicato».
Anche per questo è stato previsto l’ampliamento dei punti vaccinali, aumentati in un mese del 30%: oggi sono 2mila. E così, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa è tornato a vedere «le condizioni per arrivare in fretta» a proteggere mezzo milione di persone al giorno, «cioè 15 milioni di dosi in un mese», con l’obiettivo «di un’estate con una situazione molto più tranquilla. Il secondo trimestre, da aprile a giugno, sarà fondamentale per il nostro Paese».
Meno ottimista, almeno per l’immediato, il governatore del Veneto Luca Zaia: «Abbasseremo il livello di vaccinazioni fino al 26 aprile – le sue parole – perché avremo 150mila dosi a settimana. Ne faremo 20-21mila al giorno, in tre settimane potremo coprire i 450mila abitanti over 80 e fragili, per le altre fasce si slitterà a maggio».
Mentre in Lombardia, dove dal 7 all’11 aprile gli over 80 potranno usufruire della profilassi senza prenotazione, presentando solo documento d’identità e tessera sanitaria, è partito senza intoppi il sistema di prenotazioni sul nuovo portale di Poste Italiane. Intanto il Governo ha incassato l’adesione di Federfarma che ha attivato le procedure per il reclutamento delle farmacie in cui sarà possibile vaccinarsi.
Resta il nodo dei "furbetti del vaccino". I carabinieri del Nas della Liguria indagano su eventuali scappatoie nelle inoculazioni. In queste settimane i militari hanno acquisito dalle Asl delle quattro province della regione le liste di chi ha ricevuto il farmaco. Si sta partendo dall’analisi dei più giovani incrociando il dato anagrafico e l’appartenenza a categorie "privilegiate".