domenica 19 luglio 2020
A un anno dall'allarme sui fondi stanziati per la riqualificazione e rimasti inutilizzati, si avvia la messa in sicurezza della struttura
Il carcere di Santo Stefano sull’omonimo isolotto di fronte a Ventotene

Il carcere di Santo Stefano sull’omonimo isolotto di fronte a Ventotene - Ansa

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Gli aliscafi da Formia hanno ripreso a trasportare centinaia di vacanzieri al giorno, insieme alle casse piene di volumi di Fabio Masi, il libraio estivo che ha riaperto anche quest’anno “L’ultima spiaggia” proprio sulla piazza principale; la parrocchiale è di nuovo un pullulare di candele sotto la statua della patrona Santa Candida, mentre c’è voluta la sala polivalente comunale per accogliere i compaesani che quattro giorni hanno voluto assistere alla laurea a distanza di Marika Leone, neo dottoressa in Scienze Aziendali. Ma la ripartenza a Ventotene, una delle più piccole isole d’Italia con i suoi 700 residenti, sta per conoscere un nuovo slancio grazie all’impulso dato alla sistemazione del vecchio carcere di Santo Stefano, sul dirimpettaio isolotto omonimo.

Sono infatti in rampa di lancio i lavori per dare nuova vita al grande complesso, costruito dai Borboni e poi usato dal fascismo sempre come carcere (qui venne ristretto anche Sandro Pertini), con i confinati destinati invece all’isola principale dove redassero il famoso 'Manifesto di Ventotene'. I fondi ci sono: ben 70 milioni di euro che rischiavano di andare perduti perché in scadenza e “recuperati” grazie anche alla nomina dell’ex europarlamentare Silvia Costa a commissario straordinario per il recupero del vecchio carcere e all’indizione di un Tavolo istituzionale permanente del contratto di sviluppo Santo Stefano-Ventotene, alla cui ultima riunione ha partecipato anche il ministro Dario Franceschini, con il ministero dei Beni culturali che ha firmato un accordo con Invitalia come attuatore unico del contratto.

I primi lavori riguarderanno la messa in sicurezza del vecchio carcere, quindi la sistemazione delle celle che andranno poi ad ospitare i giovani che ogni anno raggiungono l’isola laziale per varie iniziative, come il Festival dell’Europa solidale, per un recupero della memoria e una riscoperta delle radici europee. I rilievi tecnici sono già iniziati, anche per il recupero delle cisterne romane, delle strade, dei sentieri e dell’approdo all’isola, interdetto per decenni. Verranno rese accessibili anche le due torri dell’800, così come tutti gli spazi esterni, sia per i laboratori didattici che per le visite guidate, con il punto di accoglienza previsto nella vecchia gendarmeria del carcere, anche questa da rimettere a posto. La stessa Silvia Costa ha già effettuato un paio di sopralluoghi a Santo Stefano appena terminato il lockdown, insieme a Comune, Regione Lazio e alle altre realtà isolane, dalla Riserva marina al Museo delle migrazioni all’Osservatorio ornitologico. Ma a Santo Stefano ogni anno chiedono di sbarcare anche decine di studiosi, non solo europei, e la piena fruibilità logistica servirà pure per questo.

Santo Stefano “cuore d’Europa”, insomma, secondo il proposito più volte ribadito dal sindaco Gerardo Santomauro e grazie anche al lavoro della onlus 'Per Santo Stefano'. E proprio questa mattina i 1.700 metri che dividono Santo Stefano da Ventotene verranno percorsi da centinaia di nuotatori per la 'Natalonga per l’Europa', iniziativa più che simbolica per raggiungere quel traguardo dove i padri fondatori pensarono ad un’Europa unita.

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