mercoledì 16 novembre 2022
Nel borgo il primo progetto del genere in Italia: 800 metri quadrati di spazio in cui le attività (dal bar all’edicola fino al macellaio) sono accessibili a chi soffre di demenze
Il "bar-trattoria" a disposizione degli ammalati a Cicala, borgo calabrese dove è in corso una importate sperimentazione per sostenere le persone affette da demenze

Il "bar-trattoria" a disposizione degli ammalati a Cicala, borgo calabrese dove è in corso una importate sperimentazione per sostenere le persone affette da demenze - Collaboratori

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Una gara di solidarietà per fare solidarietà, realizzando una CasaPaese per quanti soffrono di demenza nel piccolo borgo di Cicala, che ormai da anni ha guadagnato la qualifica di Dementia Friendly Community da parte della Federazione Italiana Alzheimer. Perché qui, tra i monti dell’Appennino calabro, la terapeuta Elena Sodano ha realizzato un sogno più che un’idea, costruendo una cittadina a misura di persone malate e concretizzando un approccio diverso, più umano e meno medico, all'assistenza e magari anche cura delle patologie neurodegenerative.

Un metodo che corre veloce verso un riconoscimento ufficiale. Per la CasaPaese è stata fondamentale la rete di solidarietà di aziende, associazioni, imprenditori e cittadini che hanno partecipato al crowdfunding lanciato lo scorso anno.

Nel 2018 Cicala è diventato il primo borgo amico delle demenze in Calabria, che da sola conta oltre 40mila persone affette da Alzheimer. Da allora, abitanti e commercianti accolgono per strada e nelle botteghe le persone con demenza accompagnate dagli operatori della Ra.Gi, l’associazione presieduta da Elena Sodano, protagonista dell’esperimento sostenuto con convinzione dal sindaco Alessandro Falvo.

Nel paese acquistano il pane per il pranzo, la carne dal macellaio, il giornale dall'edicolante, le piante per il giardino o passano a fare una piega dal parrucchiere. Gesti semplici, banali, che da soli non sarebbero in grado di svolgere. Sin dai primi passi l’associazione Ra.Gi. sostiene una filosofia di cura che supporta le persone con demenze, approcciando il territorio come uno spazio naturale e terapeutico d’inclusione umana, sociale e comunitaria.

Col tempo Elena Sodano e la Ra.Gi hanno ulteriormente migliorato il servizio investendo ancora una volta su quel paesino che profuma di semplicità. Inizialmente avevano trasformato un alloggio messo a disposizione dal Comune in un centro diurno. «Una casa, spazio di vita per eccellenza, nella quale è stato costruito un borgo, nucleo di convivenza e condivisione pubblica», racconta proprio Sodano.

Un ambiente semplice, domestico, arricchito con oggetti familiari e personali, importanti per mantenere vivi i ricordi e limitare la sensazione di smarrimento e confusione tipica della malattia. Per farli sentire a casa.

Dopo la pandemia, che ha messo in ginocchio pure il centro diurno, il progetto è però cresciuto ulteriormente ricreando in un’area di ottocento metri quadrati le attività del paese: l’edicola, il bar, la piazza, la stazione, l’ortofrutta e il fioraio. «Un habitat naturale – spiega la presidente di Ra.Gi. – che riteniamo possa abbattere la sensazione di smarrimento e confusione sofferta dalle persone con demenza. Condizione insidiosa che le rende incapaci di svolgere anche le più semplici azioni quotidiane e deriva, spesso, da un errato contesto ambientale».

Operatori formati affiancano i cittadini speciali nella prosecuzione del loro progetto di vita favorendo relazioni umane, gesti e aspirazioni, pensieri, emozioni e abitudini. Sono liberi di vivere all’insegna della normalità e dell’inclusione in un territorio sociale che è il primo dispositivo terapeutico. Ci sono il bar “Italia”, l’ufficio postale, la bottega di Leonetto che richiama il vecchio mercato di paese, la cappella, il cinema Ettore Scola con i film più belli dei loro tempi, la trattoria Totò e Peppino. E i numeri civici sono dipinti a mano, come in passato.




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