domenica 12 marzo 2017
«Non si devono sospendere terapie e supporti che salvano una vita»
Ernesto Preziosi (Pd)

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Ma era proprio necessaria una legge sul fine vita? Ernesto Preziosi, deputato Pd, a lungo vicepresidente nazionale dell’Azione Cattolica, si pone la domanda delle domande. Tutt’altro che peregrina, visto il groviglio di questioni sollevate dai soli cinque articoli del progetto. Impegnato – come altri deputati cattolici e non – a cercare, soprattutto dentro il suo partito, una via d’uscita ragionevole sui punti più problematici, Preziosi è convinto che «forse si poteva non intervenire per legge per non rischiare di burocratizzare un passaggio delicato della vita della persona. Ma ormai la scelta è stata fatta».

Qual è l’aspetto più critico? Quello che sostiene l’impianto della legge: l’autodeterminazione, in una visione culturale che riconduce i rapporti umani al principio di autonomia. Ci dobbiamo chiedere se la libertà in questo modo non diventi arbitrio incondizionato anche a fronte di quei valori che il sistema giuridico e la stessa Costituzione ritengono fondamentali. Un altro difetto di impostazione risiede nel non distinguere le differenti condizioni di salute del soggetto. Sarebbe meglio una contestualizzazione clinica rispetto a una pre- visione generalizzata.

Il Parlamento patisce il tipico travaglio da fine legislatura, non l’ideale per legiferare su questi temi. O no?
Pur considerando l’importanza della materia, è difficile valutarla come prioritaria. Tra l’altro si mette in difficoltà un partito come Ncd che è dentro la maggioranza.

Ormai però ci siamo. Su quali punti si può intervenire?
Il lavoro della Commissione Affari sociali ha notevolmente migliorato il testo che, come ogni legge, è frutto di mediazione. Permangono però alcuni punti critici su cui con un po’ di buona volontà si può ancora agire. In primis andrebbe valorizzato il ruolo del medico che non può essere un soggetto passivo ma va messo nella condizione di operare, in scienza e coscienza, alla luce anche dei progressi scientifici non conosciuti al momento delle Dichiarazioni anticipate di trattamento.

Che profilo devono avere le Dat?
Si dovrebbero applicare esclusivamente per pazienti in stato clinico irreversibile, non più in grado di intendere le informazioni sul trattamento sanitario e le sue conseguenze. Le Dat dovrebbero riguardare i casi d’incapacità permanente, evitando così il rischio di sospendere una terapia che potrebbe salvare la vita. Occorre infine chiarire che nutrizione e idratazione artificiale sono forme di sostegno vitale, necessarie a sostenere il paziente e ad alleviare le sofferenze del malato terminale. Va evitata l’eutanasia passiva.

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