Riportare nelle piazze di Pavia bambini e famiglie, come avveniva un tempo tutto sommato ancora recente, quando di bambini ne nascevano tanti, Internet non aveva soppiantato i giochi all’aria aperta, parchi e città erano sicuri. Questo l’obiettivo di "Giocanda 2017", bella manifestazione organizzata da Comune di Pavia e Centro Servizi Volontariato, che ripropone appunto i "vecchi tempi", compresi i passatempi della nonna e i giochi tradizionali da riscoprire.
In tale cornice non può che stridere l’operazione di Arcigay-Coming Aut, che si inserisce con l’iniziativa "Arcobaleno di fiabe": titolo naïf, contenuti niente affatto. La strategia (termine azzeccatissimo, che perciò mutuiamo volentieri) è sempre quella, perseguita da anni dall’Unar, l’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali, ovvero in teoria "il contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere", in realtà l’irruzione del gender nel mondo delle fiabe, per "dimostrare" ai bambini che la famiglia formata da un papà, una mamma e i loro figli è un’astrazione inesistente e stereotipata. Basta dunque con prìncipi e fanciulle che si innamorano e si sposano. Basta con i c’era una volta. Gli attivisti arcobaleno prospettano il loro "ci sarà", con prìncipi che sposano scudieri e bambini con tre o quattro genitori.
Quella di Roy e Silo, ad esempio, è una "storia vera" di pinguini avvenuta venti anni fa allo zoo di New York, e per questo raccontata ai bambini come esempio virtuoso dal quale gli umani dovranno imparare. "Dopo aver vissuto per anni fianco a fianco nello zoo", insegna la genderfiaba, i due uccelli antartici "fecero la scoperta l’uno dell’altro e da quel momento sono diventati una coppia". Naturalmente hanno anche avuto un figlio, il "loro unico pulcino" Tango. Che poi ovviamente è nato da una femmina e un maschio, ma questo è secondario, perché il "lungimirante" guardiano dello zoo decise di "coronare il loro desiderio di paternità" dando a Roy e a Silo un uovo deposto dalla pinguina Betty, ovvero "l’opportunità di diventare una famiglia".
Inutile dire che vissero felici e contenti, tant’è che "se andrete a visitare lo zoo di Central Park potrete vedere Tango e i suoi genitori sguazzare insieme ai loro amici". Sottintesa, ma neanche tanto, la morale: ciò che è sempre avvenuto tra gli esseri umani è solo un errore da cui liberarci, al contrario ciò che a volte accade tra gli animali è naturale e sacrosanto. La famiglia "tradizionale", insomma, è un’anticaglia superata dai tempi.
Come dimostra anche un’altra delle fiabe lette a Giocanda, titolo "Ci piacciamo", dove – assicura l’introduzione – "si fa una panoramica su una varietà di coppie con l’intento di cambiare le opinioni-pregiudizi sugli stereotipi".
Palese l’impronta dei famigerati tre volumetti "Educare alla diversità a scuola", diffusi nel 2014 dall’Unar a spese del contribuente (e poi ritirati), le cui linee guida per i maestri sostenevano che la famiglia padre-uomo madre-donna sia solo uno "stereotipo da pubblicità", un inganno dovuto al fatto che "molti bambini trascorrono gli anni della scuola elementare senza accenni positivi alle persone LGBT» (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Dunque, poiché «questi sono gli anni in cui i bambini di solito cominciano a formarsi un’idea di se stessi», l’Unar raccomandava ai maestri di non "usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva eteronormativa" (il principe che sposa la fanciulla), poiché «tale punto di vista può tradursi nell’assunzione che un bambino da grande si innamorerà di una donna e la sposerà».
Cui prodest tutto questo? Davvero, ci chiediamo, irrompere nell’immaginario dei piccoli disarticolando il loro mondo interiore è il modo giusto per rispettare le diversità? Davvero è necessario imporre una fittizia confusione in bambini che confusi non sono? Davvero le persone Lgbt hanno bisogno di questo per ottenere il rispetto dovuto a ogni uomo e a ogni donna, a prescindere dal loro orientamento? Scardinare la famiglia può fare il bene delle persone omosessuali? È vero, l’infanzia è l’età in cui i bambini fondano l’idea di se stessi, e la fiaba è il fondamento della vita reale, la base su cui poggia l’adulto che saranno. E aggredire l’immaginario dei nostri piccoli non ne farà degli adulti migliori.