Assassinato. Il pm Marcelo Pecci combatteva il narcotraffico e l'insediamento della 'ndrangheta in Paraguay - Reuters
La storia si ripete. La criminalità organizzata, e in questo caso latinoamericano c'entra pure la 'ndrangheta, non tollera chi disturba il traffico di droga e consegue successi significativa. Ne sappiamo qualcosa anche in Italia, dove da poco abbiamo ricordato Falcone, Borsellino e le loro scorte, massacrati dalla mafia.
Stavolta è toccato a un procuratore del Paraguay, specializzato contro la criminalità organizzata e il narcotraffico: Marcelo Pecci, 45 anni, di origini italiane, è stato assassinato su un'isola della Colombia mentre era in viaggio di nozze.
I media riferiscono che Pecci è morto dopo essere stato attaccato con armi da fuoco da ignoti su una spiaggia dell'isola di Barú, nella città di Cartagena, dove era in luna di miele con la moglie Claudia Aguilera, con la quale si è sposato il 30 aprile.
A colpire da due killer che si sono avvicinate al luogo in cui si trovava il procuratore su una moto d'acqua, e hanno aperto il fuoco. Pecci è stato trasportato in un centro sanitario, dove è arrivato senza vita. La moglie del procuratore è rimasta illesa. Poche ore prima del delitto, Claudia Aguilera ha annunciato sui social che la coppia stava aspettando il loro primo figlio.
Pecci, tra l'altro, aveva lanciato l'allarme sulla preoccupante presenza della 'ndrangheta in Paraguay, sottolineando che si trattava di persone perlopiù incensurate e appartenenti al mondo finanziario e accademico. Insomma i "colletti bianchi" e gli "insospettabili" che sempre più le cosche calabresi usano, anche in Nord Italia dove ormai sono di casa.
Potrebbe essere anche per questo è stato assassinato il magistrato, afferma Sabrina Pignedoli, europarlamentare M5s: "Un investigatore scomodo per le organizzazioni criminali dedite al traffico di droga, di cui la 'ndrangheta controlla il 40% del mercato, con un guadagno stimato in circa 66,8 miliardi dollari".
"La droga viene spedita verso l'Europa da quasi tutti i Paesi dell'America Latina, compreso il Paraguay - ricorda Pignedoli -. Pecci era impegnato in diverse indagini che riguardavano il narcotraffico e il riciclaggio di denaro sporco, e lavorava a stretto contatto con magistrati italiani. Solo quest'anno, aveva fatto arrestare una trentina di mafiosi e ordinato il sequestro di decine di beni immobili".
Il generale Jorge Luis Vargas, direttore generale della Polizia nazionale colombiana, ha annunciato che si recherà a Cartagena per seguire da vicino le indagini e ha ordinato l'invio di cinque investigatori "di altissimo livello" per svolgere le indagini.
Pecci negli ultimi mesi, è stato responsabile di casi legati all'operazione "A Ultranza PY", la più grande operazione antidroga della storia del Paese. Il presidente del Paraguay, Mario Abdo Benítez, ha descritto quanto accaduto in Colombia come "molto doloroso, molto difficile" e ha promesso che il suo governo continuerà "la lotta contro la criminalità organizzata".