giovedì 27 giugno 2024
Il 17enne ucciso per un debito legato allo spaccio di droga, l’arcivescovo di Pescara-Penne: «Troppe volte deleghiamo l’educazione agli altri. Famiglie, scuola e Chiesa: lavoriamo insieme»
La Veglia di preghiera a Pescara in memoria di Thomas

La Veglia di preghiera a Pescara in memoria di Thomas - Fotogramma

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L’unico vero intento è stato «quello di cagionare sofferenza e morte». È un passaggio del provvedimento con cui il gip del tribunale dei Minori dell’Aquila ha convalidato il fermo dei due 16enni ritenuti responsabili dell’omicidio di Thomas Christopher Luciani, 17 anni da compiere, brutalmente ucciso con 25 coltellate, domenica scorsa, nel parco “Baden Powell” di Pescara, per un debito di 250 euro legato allo spaccio di droga. Per entrambi i ragazzini, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, il giudice ha disposto la custodia in un istituto per minori. Il quadro indiziario, scrive il gip Roberto Ferrari, fa «risaltare come causa determinante dell’azione sia l’impulso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano». Un atroce delitto per “futili motivi”, circostanza che è contestata ai due minori (non la premeditazione) e che, se confermata in sede processuale, considerato che per i minorenni non è previsto l’ergastolo, potrebbe portare ad applicare, come da procedura, attenuanti e misure alternative. «Il ragazzo è sotto choc, assente, freddo alle emozioni, ma credo sia normale, è un ragazzino che forse sta capendo di aver fatto una cosa più grande di lui», afferma, al termine dell’udienza di convalida, l’avvocato Marco Di Giulio, che assiste uno dei due minorenni. Intanto, dalle testimonianze dei ragazzini coinvolti, emergono altri dettagli. «Non abbiamo pensato a chiamare nessuno, né polizia né ambulanza», ha dichiarato un giovane molto vicino a uno dei due 16enni sottoposti a fermo. Una testimonianza che conferma come i ragazzi - nonostante fossero tutti a conoscenza dell’accaduto - abbiano lasciato il parco, mentre il corpo di Thomas giaceva tra le sterpaglie, per andare al mare “in tranquillità”, dove hanno fumato hashish e scattato foto. In particolare, sul telefono di uno dei due fermati c’è una sua foto in spiaggia, con pugno sul petto e posizione fiera.

Dalle immagini della videosorveglianza l’atroce giornata è restituita in fotogrammi: alle 16:54 si vede il gruppetto nel parco, c’è anche Thomas. Nel frammento delle 17.21 non lo si vede più. Ma si vede uno dei due fermati vestito diversamente: ha avuto il tempo di cambiarsi. Mentre è in corso l’autopsia sul corpo di Thomas, prosegue il viavai davanti al parco di cittadini che lasciano fiori e bigliettini. All’ingresso è stato posizionato uno striscione con la scritta “Crox vive”. In serata si è svolta una veglia di preghiera in memoria di Thomas, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. «Il terribile omicidio richiama la coscienza di noi adulti – dice al Sir l’arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti –. È un monito, purtroppo tangibile, alle responsabilità di ciascuno di noi. Troppe volte deleghiamo l’educazione e la formazione agli altri in un battibecco acceso sugli obblighi che le famiglie, la scuola e la Chiesa hanno nei confronti dei giovani; troppe volte puntiamo il dito su ciò che gli altri debbano fare nei confronti dei ragazzi. Eppure la cronaca ci dice quotidianamente come questa contesa non funzioni ed è sempre più necessaria un’antica e nuova solidarietà pedagogica».

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