La torre civica di Amatrice in una foro del 2018 - Ansa
Non è solo una questione di ricostruzione delle case, delle chiese e delle vie che d’estate soprattutto pullulano di vita. La rinascita del Centro Italia passa anche, e soprattutto, attraverso la rigenerazione sociale ed economica del territorio. Sono queste le due direttrici su cui da anni ormai si sta concentrando la ricostruzione post sisma delle quattro regioni colpite dal terremoto 2016: Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria. Perché il rischio sarebbe quello di curare «i mali del passato senza prospettive di futuro». Un aiuto certo è arrivato da un impianto normativo che è ormai dai contorni chiari, anche grazie agli strumenti introdotti dal Dl ricostruzione, ma non meno importante saranno i progetti avviati grazie al programma Next Appennino per dare alla dorsale centrale italiana maggiore sicurezza, connessione e stabilità (e così si spera anche di fermare l’emoragia della popolazione avviata già prima del 24 agosto del 2016). E i numeri dei primi mesi del 2023 fanno ben sperare per veder presto tornare alla loro antica bellezza questa «cerniera del Paese», una porzione di 8mila chilometri di territorio e 138 comuni.
Al 30 aprile 2023 le richieste di contributo presentate per la ricostruzione privata sono 28.315, su quasi 50mila attese e i nuclei familiari che vivono ancora fuori dalle loro case sono 14.211, che corrispondono a circa 30 mila cittadini. Alla stessa data, su 3.215 interventi di ricostruzione pubblica finanziati, quelli in corso ammontano a 1.537 e i conclusi 233. Questi i dati più salienti del Rapporto sulla ricostruzione del Centro Italia, aggiornato ai primi quattro mesi dell'anno, presentato questa mattina a Roma presso la Biblioteca Chigiana di Palazzo Chigi. Numeri e analisi che mostrano la ricostruzione come “creatura viva” in continua evoluzione, senza nascondere comunque le criticità che la rallentano. Tra queste alcune «esternalità negative», come l’inflazione crescente, l’aumento del costo dei materiali edili e le difficoltà di approvvigionamento, la propensione di molte imprese a concentrarsi sul Superbonus 110% in altre aree del Paese, la difficoltà nel reperire maestranze, la fragilità degli apparati amministrativi, i carichi di lavoro dei professionisti che operano sul territorio del sisma.
Il commissario Guido Castelli - Ufficio stampa commissario per la ricostruzione
«Il quadro che emerge dal rapporto descrive una situazione dove non mancano le criticità, riconducibili in una certa parte a una congiuntura particolarmente sfavorevole, ma anche alcuni segnali positivi. Nel primo quadrimestre del 2023, si registra un incremento dei lavori, in particolare sul fronte della ricostruzione degli edifici privati – spiega il commissario per la Ricostruzione Guido Castelli – ma sappiamo che deve essere ancora avviata una quota rilevante delle progettazioni, soprattutto le più complesse, e che il divario da colmare per la ricostruzione pubblica è ampio». La ricostruzione è e resta la missione prioritaria, anche perché si ha «il dovere di consentire il rientro nelle loro case a circa 30 mila persone che ancora vivono nelle Sae o beneficiano del contributo di autonoma sistemazione». Ma parallelamente c’è la necessità di fornire soluzioni ai problemi strutturali di questi territori che, già prima del 2016, soffrivano di un progressivo processo di spopolamento, di una crescente crisi economica e occupazionale e di una carenza infrastrutturale, sia fisica sia digitale. «Ci è chiaro – continua il commissario Castelli - che non è sufficiente curare solo i mali del passato, ma anche incentivare le prospettive per il futuro di questa vasta area dell’Appennino centrale che necessita di robuste e coerenti iniziative di ripresa economica e sociale».
Alcuni passi in avanti sono stati compiuti in questi anni in tal senso: il progetto NextAppennino, la proroga del Superbonus, l’accordo quadro che ha sbloccato per la ricostruzione di 228 scuole del cratere e al miliardo e mezzo messo a bando a giugno per il miglioramento della viabilità al cratere. «Il cratere è il cuore della nostra Italia, c’è una questione centrale del nostro Paese che deve diventare il cuore del nostro operato – aggiunge il sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, Lucia Albano - Dopo sette anni i cittadini hanno diritto di veder trasformare quella che era una emergenza in una nuova normalità. Strumenti come la stabilizzazione del personale e l’ampliamento del superbonus alle aree sisma fino al 2025 sono alcuni degli strumenti avviati dal governo per fare in modo che la ricostruzione sia rapida e che si riesca a vincere la sfida del ripopolamento di quelle zone».
Un momento della presentazione del report sisma - Ufficio stampa commissario per la ricostruzione
I dati del report
Per quanto riguarda la ricostruzione privata, al 30 aprile 2023 sono quasi 9mila i cantieri che risultano chiusi. Il totale delle richieste di contributo per la ricostruzione attese, per gli immobili residenziali o produttivi danneggiati dal Sisma 2016, è di 49.361. Di queste, quelle già presentate ammontano a 28.315. Si attendono pertanto progettazioni per oltre 21mila richieste di contributo. Le richieste approvate dagli Usr (Uffici speciali per la ricostruzione regionali) sono 16.680, per una concessione complessiva di 6,037 miliardi di euro, di cui 2,8 miliardi liquidati per l’avanzamento dei lavori.
Relativamente alla ricostruzione pubblica, l’importo finanziato fino ad oggi è pari a 3,94 miliardi di euro che, tuttavia, dovrà essere aggiornato a causa del menzionato aumento dei prezzi e dei costi delle lavorazioni. Il totale dei lavori finanziati è pari a 3.215 e, di questi, 1.445 devono essere ancora avviati, 1.537 sono in corso e 233 sono conclusi. Infine, relativamente agli edifici di culto (sia pubblici che privati) danneggiati, quelli oggetto di programmazione ammontano a 1.261, per un importo complessivo di 764,8 milioni.
Il programma Next Appennino
L’avanzamento del programma NextAppennino, invece, ha consentito la concessione di una prima “tranche” da 294,8 milioni di euro, che vanno a sostenere 1.327 progetti, generando nel Centro Italia oltre 450 milioni di investimenti. NextAppennino ha anche prodotto risultati apprezzabili in termini di capacità di spesa sul versante degli investimenti. Infine, per promuovere il rafforzamento della viabilità nell’Appennino centrale e superare il suo storico isolamento, nel mese di giugno saranno pubblicate le gare per cantieri stradali con un investimento pari a 1,450 miliardi di euro, di cui 1,250 stanziati dall’attuale Governo nel 2023.