L’iter per l’approvazione del Bilancio previsionale 2017 del Comune di Torino è appena cominciato, anche se, allo stato attuale, non sembra che esistano grandi margini per rimediare ai tagli previsti dalla Giunta Appendino. Il documento è ora passato in Commissione ed è stato anche inviato alla Circoscrizioni che esprimeranno un parere, seppur non vincolante.
Fino al 12 aprile i consiglieri potranno presentare gli emendamenti, che saranno poi dibattuti durante la discussione in aula. Le opposizioni hanno promesso battaglia perché temono che la riduzione da 5,8 milioni di euro di fondi alla cultura e da due milioni al turismo possano mettere in crisi il sistema e quello stesso "modello Torino" di cui molto si è parlato, soprattutto nel passaggio da città esclusivamente industriale a centro di eventi e di turismo internazionale.
I tagli alla cultura, però, evidentemente non sono bastati e si è voluto anche ridurre del 25% il contributo alle scuole cattoliche della Federazione italiana scuole materne. In valori assoluti, si parla di 750 mila euro: una cifra indubbiamente quasi insignificante per il bilancio di una grande città, ma estremamente rilevante per gli asili che si trovano improvvisamente (a metà anno scolastico) a far fronte a una riduzione del 25% dei contributi.
«A questo punto – commenta Simona Cordero, economa della scuola materna paritaria San Secondo – si rischia la chiusura di sezioni se non di intere scuole. È un pericolo molto reale, per i bambini, per le famiglie e per i lavoratori che vedono a rischio il proprio posto di lavoro».
Eppure il Gruppo consiliare del Pd, in una nota, ricorda che lo scorso febbraio la sindaca è intervenuta ad un incontro con gli oratori dell’area metropolitana presentando il piano di azioni sulle periferie e la volontà dell’Amministrazione a sostegno delle comunità attive nei quartieri, «che vedono il mondo cattolico operare su più fronti, dai giovani con gli oratori alle scuole paritarie». Tutto il contrario di quel che avviene oggi. E non si pensa che nelle scuole materne paritarie ci sono anche bambini diversamente abili e che i tagli saranno anche per loro: «I contributi – spiega Marco Tresso, della scuola San Giulio d’Orta – arrivano alle scuole l’anno dopo e noi già siamo costretti ad anticiparli. Con la riduzione del 25% dovremo recuperare il denaro da qualche parte a scapito delle famiglie, dei dipendenti e dei bambini. Questi tagli restano immotivati».
La lettera aperta dell'arcivescovo e dei parroci alla sindaca
«Signora Sindaca Appendino, siamo i parroci di Torino responsabili di scuole paritarie per l’infanzia in città. Insieme all’arcivescovo ci siamo riuniti per esaminare le conseguenze della scelta annunciata dal Comune di Torino di tagliare, nella misura del 25%, i contributi previsti per le scuole paritarie.
Siamo rimasti molto sorpresi e amareggiati per una decisione della sua amministrazione che aggrava la già precaria condizione di vita delle nostre scuole, penalizzate da provvedimenti ingiusti e discriminatori.
Lei aveva esplicitamente promesso che il welfare e le scuole non sarebbero stati oggetto di tagli rispetto alle risorse stanziate gli scorsi anni. Invece il taglio è stato deciso, e in modo pesante, solo per le scuole paritarie cattoliche ed ebraica della città: 57 istituti che garantiscono un servizio pubblico (tale è per legge la scuola paritaria), ad oltre 5.500 mila alunni e relative famiglie, con 500 tra docenti e personale, e coprono diritti e fabbisogni che il Comune non riuscirebbe ad offrire ai suoi cittadini.
Tali scuole, facenti capo alle parrocchie e ad altri Istituti religiosi ed enti di ispirazione cattolica, sono in molti quartieri della città veri e propri ammortizzatori sociali, molto apprezzati dalle famiglie che pure debbono sottostare a una ingiusta discriminazione rispetto alle scuole comunali e statali, dovendo pagare una retta per avere un servizio primario e dovuto, quale è il diritto allo studio, per legge costituzionale.
La invitiamo cordialmente a visitare le nostre scuole paritarie che nelle periferie della città, dalla Falchera, alla Barriera di Milano, da Le Vallette-Lucento a Parella, da Mirafiori al Lingotto e a Borgo san Paolo, accolgono gratuitamente bambini di famiglie povere e oggi in difficoltà a causa della mancanza di lavoro o di altre criticità a cui sono sottoposte; visiti anche la scuola paritaria del Cottolengo che ha meravigliato l’ex presidente del Consiglio Renzi per l’alto numero di bambini disabili che accoglie; o ancora la scuola paritaria multietnica e multireligiosa del Sermig - un vero modello di integrazione dove un centinaio di bambini vengono accolti, molti di loro gratuitamente.
Lei sa bene che un bambino in una scuola paritaria costa un terzo rispetto alla spesa complessiva per chi frequenta la scuola comunale o statale: le scuole paritarie non sono un peso economico per il Comune ma un risparmio. Inoltre ci permettiamo di sottolineare il fatto che mentre la Diocesi e le parrocchie ed Istituti religiosi stanno adoperandosi in questa città con grande generosità per accogliere tante persone povere, senza dimora, famiglie senza lavoro e sotto sfratto incolpevole, rifugiati, collaborando con grande generosità e spesso anche supplendo ai servizi comunali, appare contraddittorio che il Comune sottragga risorse a una realtà come la scuola, che esige il massimo impegno da parte delle istituzioni e della società.
Le chiediamo pertanto anche a nome delle tante famiglie, docenti, personale e bambini che usufruiscono delle scuole paritarie, di non dare corso a un provvedimento che, oltre che ingiusto, ci sembra ben lontano dalla scelta da Lei più volte ribadita di privilegiare le periferie. Ristabilisca dunque per lo meno la somma degli scorsi anni e non proceda a eventuali e ulteriori aggravi facendo pagare alle scuole paritarie la tassa per la raccolta dei rifiuti, discriminandole ancora di più rispetto a quelle comunali e statali.Voglia gradire i nostri saluti.
Cesare Nosiglia, con i 14 parroci della città gestori di scuole paritarie.