martedì 1 luglio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI

Personale del Servizio centrale operativo e delle Squadre Mobili di Palermo ed Agrigento stanno eseguendo nove decreti di fermo e cinque informazioni di garanzia nelle province di Agrigento, Catania, Milano, Roma e Torino nell'ambito dell'inchiesta sulla strage di Lampedusa del 3 ottobre del 2013, quando morirono 366 migranti.I provvedimenti sono stati emessi dalla Dda di Palermo nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, nonché di favoreggiamento dell'immigrazione e della permanenza clandestina, aggravati dal carattere transnazionale del sodalizio malavitoso.

Le indagini, avviate dopo il tragico naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa e nel quale persero la vita almeno 366 migranti, hanno consentito di ricostruire le rotte e le tappe intermedie di quello e di numerosi altri terribili viaggi della speranza compiuti da centinaia di migranti, spinti e sfruttati durante le peregrinazioni, dai componenti di un pericoloso network malavitoso transnazionale, composto da soggetti eritrei, etiopi e sudanesi, i cui principali esponenti sono anch'essi destinatari del provvedimento restrittivo."Le indagini - scrivono i pm palermitani - hanno dimostrato l'operatività di un network criminale, attivo tra l'Italia e il continente africano, dedito a favorire stabilmente l'ingresso e la permanenza clandestina di migranti nel nostro Paese". "Una rete transnazionale - aggiungono - in seno alla quale le diverse componenti operative, strutturate qualiinsiemi collettivi, lungi dall'operare alla stregua di compartimenti stagni, tra loro autonomi, si disvelano quali maglie interconnesse tra loro, che interagiscono con la comune consapevolezza di cooperare all'attuazione di un unitario progetto delittuoso".Anche attraverso mirate attività tecniche è stato possibile verificare come l'attività di reclutamento e trasporto in Italia di consistenti flussi di migranti trovasse un importante appendice nel nostro Paese in attive ed efficienti "cellule" eritree, capaci di favorire la permanenza degli extracomunitari e prepararne l'approdo in altri stati del nord Europa e del Nord America."Risulta accertato - scrivono i pm palermitani nel decreto di fermo - che un gruppo di centinaia di migranti eritrei, alcuni dei quali sono poi sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre 2013, erano stati rapiti, torturati, le donne stuprate ed alcune uccise, e tenuti in stato di prigionia fino a quando i loro parenti non avrebbero pagato il riscatto per la loro liberazione e da lì trasferiti in Libia e consegnati al gruppo capeggiato da Ermias Ghermay per effettuare la traversata fino in Sicilia in cui molti di loro perdevano la vita".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: