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Allo Spin Time, l'edificio ex-Inpdap occupato da 360 persone di 26 nazionalità, un cardinale a dire il vero c'era già stato. Fu l'elemosiniere del Papa, Konrad Kraievski, che nel 2019 venne a riallacciare la corrente elettrica staccata da una settimana. Ma è la prima volta, nella storia decennale di questa comunità multietnica, che un porporato celebra la santa messa. È successo venerdì sera, quando il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha concelebrato la messa nel cortile dell'edificio con le altalene per i bambini (qui vivono 139 famiglie). C'era da festeggiare il quinto anniversario della consacrazione sacerdotale di don Mattia Ferrari, il "cappellano di Mediterranea" che qui anima la pastorale assieme a sorella Adriana e altre suore. E il cardinal Czerny, che quest'anno di anni di messa ne festeggia 50, ha accettato volentieri l'invito per una doppia festa.
A spazzare il cortile per allestire l'assemblea ci hanno pensato gli scout del clan 147 di Nostra Signora di Coromoto, di cui don Mattia è assistente. Poi animeranno la messa con la chitarra e i canti. Qualcun'altro ha portato le sedie, il microfono, un tavolino per l'altare, adornato con la bandiera che invoca la pace. Ad assistere alla celebrazione, assieme alle ragazze e ai ragazzi dell'Agesci, anche tre religiose (una è suor Letizia, originaria del Burundi, che verrà presto a vivere qui come sorella Adriana che sta per entrare nell'Ordo Virginum). Lei e altre faranno parte della comunità inter-gregazionale cui sta lavorando la sorella laica consacrata. Poi ci sono i volontari della ong di soccorso Mediterranea, i ragazzi che frequentano lo Spin Time, molti residenti. Soprattutto donne: ucraine, etiopi, eritree, ecuadoregne, egiziane, curde, rom. Non tutte cattoliche, alcune nemmeno cristiane.
Don Mattia ringrazia questa comunità multicolore che l'ha voluto festeggiare facendogli dire la messa, «anche se per alcuni di voi probabilmente è la prima cui assistite», dice sorridendo. La prima lettura del profeta Isaia parla di «introdurre in casa i miseri, senza tetto», di «riparare brecce, restaurare case in rovina per abitarvi». Poi Luca, col il samaritano che non «passa oltre», ma della vittima dei briganti «ebbe compassione» e «si prese cura di lui».
Accanto all'altare c'è l'ulivo piantato il 13 maggio, «giorno in cui si festeggia la Madonna di Fatima - spiega sorella Adriana - perché con l'aiuto di Dio porti frutti di pacificazione e di giustizia, nel solco del terreno buono dell'enciclica di papa Francesco Fratelli tutti». Prima della messa due donne ucraine consegnano un dono simbolico ai due celebranti, una tazza con la scritta "pace" e una bandierina gialla e azzurra. Finita la celebrazione è la volta di un'eritrea e un'etiope, che al ritmo di una danza tradizionale portano dolci e frutti.
Michael Czerny - che con uno eccezione liturgica ha lasciato che a pronunciare l'omelia fosse il sacerdote più giovane - dopo l'«andate in pace» ha un sorriso per tutti si concede volentieri ai tanti che vogliono una foto ricordo o un selfie. Emigrato a due anni con la famiglia in Canada dalla Cecoslovacchia, fu Czerny a suggerire a papa Francesco di installare a piazza San Pietro nel 2029 il monumento in bronzo agli Angels Unwares, gli Angeli inconsapevoli, i migranti di tutti i popoli e tutte le epoche, bronzo dell’artista Timothy Schmalz. Dopo la messa buffet multienico, mentre l'altoparlante diffonde "Bella ciao" nella versione dei Modena City Ramblers. Saluti e abbracci: «Cardina', tornace a trova'».