Arriva il dimezzamento della rata di luglio dei rimborsi elettorali dovuti ai partiti mentre salta l’obbligo per le forze politiche di investire la propria liquidità residua solo in titoli di Stato. Queste alcune delle novità del testo sulla riforma dei rimborsi elettorali e sul loro controllo presentato dai relatori Gianclaudio Bressa (Pd) e Peppino Calderisi (Pdl), che la commissione Affari costituzionali della Camera ha liquidato ieri, con un giorno di anticipo rispetto al previsto, e che lunedì approderà in aula. Non è escluso che nell’Aula di Montecitorio siano riproposte modifiche su temi come il soggetto chiamato a controllare l’uso dei contributi, la loro finalizzazione, le penali. La Lega, che come l’Idv è per l’abolizione di ogni contributo pubblico ai partiti, ha intanto chiesto l’audizione nelle commissioni competenti Bilancio e Affari costituzionali di Giuliano Amato, nominato dal governo commissario per quanto riguarda l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, quello che indica la necessità di dare forma giuridica ai partiti. A questo proposito l’udc Pierluigi Mantini, avrebbe preferito una unificazione delle discussione con quella su quella norma della nostra Carta fondamentale che riguarda le forze politiche, visti i punti di contatto. La commissione, con il voto contrario dell’Udc tra i partiti di maggioranza, ha però approvato un emendamento che prevede che i partiti debbano dotarsi di uno statuto e di un atto costitutivo per poter partecipare alla ripartizione dei contributi pubblici. Sulla base di un emendamento del Pd, dunque sale dal 33% al 50% il taglio della rata dei rimborsi elettorali prevista per luglio. Si tratta dei rimborsi relativi alle elezioni che si sono tenute tra il 2008 e il 2011. Bocciati tutti gli emendamenti venuti da Lega e Idv per aumentare oltre il 50% la quota di riduzione dei rimborsi (che passeranno da 180 a 91 milioni complessivi) o cancellarli del tutto.Un emendamento approvato stabilisce che un partito, per accedere alla ripartizione dei fondi, debba avere almeno un eletto con il proprio logo: è una stretta rispetto ai possibili cambi di casacca in corso di legislatura ed esclude casi come quello del partito radicale, che ha propri eletti nei gruppi del Pd alla Camera e al Senato. Anticipando l’attuazione dell’articolo 40 si è deciso, poi, che i rimborsi vanno ai partiti in quanto soggetti dotati di un atto costitutivo pubblico, uno statuto e che indicano il tesoriere che approva rendiconti e gestisce le finanze, anticipando la norma di attuazione dell’articolo 49.La norma consente ad un privato che voglia finanziare un partito, di detrarre al 38% il finanziamento solo se è superiore a 50 euro e fino a 10.000 euro. I fondi di rimborso delle spese per queste campagne elettorali sulle circoscrizioni estero non arriveranno più con cadenza annuale. Stop alle proposte di Terzo Polo e Pd che chiedevano che il controllo sui finanziamenti dei partiti passasse dalla Commissione per la trasparenza (formata da magistrati di Corte dei conti, Consiglio di Stato e Cassazione) alla sola Corte dei Conti.