Il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ha lanciato un accorato appello a reagire di fronte alla nuova emergenza rifiuti che stanno vivendo Napoli e la sua provincia nell' omelia pronunciata in Cattedrale nella solenne concelebrazione eucaristica di ringraziamento per la canonizzazione di Santa Giulia Salzano.«C' è forse chi, come le forze del male e della violenza, appare pronto a dare l' ultima spallata o il colpo di grazia, perchè tutto precipiti e il caos regni su tutto - ha detto il cardinale Sepe - e non mancano neppure, come sempre nei momenti delle crisi più acute, coloro che invitano a desistere, a considerare tutto il territorio come una specie di "pratica chiusa" e abbandonarlo, andare a vivere oltre».«Napoli non è e non sarà mai una "partita persa" - ha aggiunto il Cardinale - nessuna emergenza può arrivare a scalfire quel sentimento, allo stesso tempo ordinario ed estremo, come la speranza: una risorsa che questa nostra terra si è guadagnata attraverso secoli e secoli di sofferenze». «Viene facile, soprattutto di fronte alle nauseabonde suggestioni del dramma rifiuti accorciare il passo verso una deriva, anch'essa generalizzata, e senza ritorno - ha proseguito il cardinale - l' orlo del precipizio, lo vediamo da molti segni, non è forse lontano. Ma è proprio in momenti come questi che la voce della Chiesa è chiamata a levarsi alta e forte per richiamare al coraggio».«La Chiesa - e parlo anche a nome dei vescovi della Campania - non ha titolo per parlare di soluzioni tecniche - tuttavia non può tacere, perchè anche il silenzio sarebbe colpevole rispetto alla visione - ancora più importante e decisiva - del futuro di questa nostra terra».«Io stesso, pastore di questa Chiesa, ho parlato, nella solennità del nostro patrono, San Gennaro, di un punto di svolta - ha concluso Sepe - il punto di svolta lo indicavo in un rischio. E affermavo che Napoli ha sempre vissuto di pane e speranza. Ora niente è più scontato, né il pane né la speranza. Un rischio: non ancora - e Dio non lo permetta mai - un dato di fatto».