È un nigeriano arrivato a Lampedusa nel 2016 come minore non accompagnato. S., cresciuto nella comunità dell’Annunciata della Fondazione Somaschi di Como, oggi è costretto a vivere di nascosto in una casa di amici. Sperando che, tra poco, non sia costretto anche a passare al lavoro nero, sempre a causa del decreto sicurezza. «Forse il migliore – dice Marco Lerussi, l’educatore che lo ha affiancato in comunità – tra i ragazzi cresciuti con noi, subito capace di costruire relazioni e integrarsi».
Stravede per lui anche l’allenatore della squadra di Bask- In che si allena nella palestra dell’Annunciata: «È un basket un po’ diverso – spiega con simpatia S. – perché giochiamo insieme a ragazzi con disabilità». Bask- In sta per basket-inclusivo, normodotati e disabili nella stessa squadra. S. è diventato un punto di riferimento, da tre anni qui fa volontariato, l’allenamento in settimana e la partita nel weekend. Non ha smesso neppure ora, che dovrebbe vivere da 'invisibile': «So che i ragazzi mi aspettano», dice. Intanto, in questi anni, ha preso la licenza media alle scuole di Como, ha frequentato un corso all’Enaip delle Acli, fatto 14 mesi di stage (come pizzaiolo), lavorato in un albergo a quattro stelle in riva al lago e ora è assunto in una scuola privata in cui si occupa delle manutenzioni e delle pulizie. «Il primo contratto – dice S. e Marco conferma – scade a fine agosto, mi hanno promesso l’indeterminato».
In realtà non ha più un permesso e quindi non sa se sarà possibile: a causa del decreto sicurezza non ha alternative al lavoro in nero, senza pagare tasse ed esponendosi allo sfruttamento. Sì, perché a questo ex minore non accompagnato, cioè una categoria che dovrebbe essere particolarmente tutelata, è stata respinta la domanda di asilo per due volte. «L’avvocato ha fatto ricorso alla Corte d’appello – spiega l’ex educatore – ma, in attesa della sentenza, la Questura rifiuta di rilasciargli un permesso di soggiorno». Anzi, lo hanno convocato per notificargli l’espulsione.
Lui non si è presentato, ha dovuto lasciare l’Annunciata e vive nascosto da amici, il contratto di lavoro è appeso a un filo. Eppure il ragazzo non si rassegna, continua a impegnarsi al lavoro. Alla sera, prima di dormire, S., che è un cristiano nigeriano del Delta State, prega: «Chiedo a Dio – dice – di aiutarmi a rimanere nella città dove sto diventando grande. Prego anche per i miei amici, specialmente quelli del Bask-In». Le sue prospettive non sono rosee, eppure chi l’ha seguito in questi anni spera che il percorso fatto sin qui possa convincere ancora chi dovrà decidere del suo futuro.