Tante storie di vita dei rifugiati e immigrati di seconda generazione. Uomini e donne, arrivati tanti anni fa o addirittura nati nel nostro Paese che in Italia hanno messo a frutto i propri talenti, diventando uomini e donne di successo. Nasce così, da un’idea del rettore Maria Amata Garito, la collana video dal titolo “Noi #Senzaconfini insieme per un mondo migliore”, realizzata dall’università telematica internazionale Uninettuno, che andrà in onda sul canale tv satellitare dell'università e presentata domani a Roma.
Hicham Ben Mbarek, Takoua Ben Mohamed,Vode Devon Ebah, Amin Nour, Kassim Yassin Saleh, Zakaria Mohamed Ali, Mohamed Keita e Fasasi. Sono diventati stilisti e imprenditori, vignettisti, musicisti, attori, registi, reporter, fotografi e scultori che raccontano le loro storie. Storie diverse, come i Paesi da cui provengono (Marocco, Tunisia, Nigeria, Somalia, Mali e Gibuti), e dalle quali emerge il loro coraggio, la loro forza e il loro impegno per inserirsi con successo nella nostra società.
Alcune esperienze di successo
L'impegno dell'ateneo per i rifugiati
Nel 2016 Uninettuno ha infatti creato l’Università per i rifugiati, un portale multilingue (inglese, francese, italiano, arabo e greco) che dà la possibilità a rifugiati, richiedenti asilo e immigrati di frequentare l’università e studiare la lingua del Paese che li ospita, senza limiti di spazio, di tempo e di luogo. Il portale consente il riconoscimento dei titoli di studio e delle competenze professionali già ottenuti nei Paesi di origine. Finora sono 12.680 i rifugiati che stanno studiando il corso “Imparo la lingua italiana” tramite l’App Uninettuno, provenienti da 67 Paesi del mondo; 450 gli utenti registrati al portale; circa 100 i rifugiati in Italia e all'estero che, grazie alle borse di studio che Uninettuno ha messo a disposizione a titolo gratuito, stanno studiando con un pc, smartphone o tablet connessi a internet, anche dai centri di accoglienza o dai campi profughi fuori dall’Italia (Libano, Ruanda, Ghana, Turchia, Germania, Benin). La maggior parte di loro (quasi il 40%) ha meno di 30 anni e il 30% è già in possesso di un diploma di laurea o di master. Un modello che si sta dimostrando vincente e che verrà presentato all'Onu il prossimo 7 gennaio, dal rettore Maria Amata Garito.