Famigliari di Benedetta Vitali parlano con i legali mentre il gup di Ancona Paola Moscaroli si è ritirata in camera di consiglio per la sentenza - Ansa
Tutti condannati i responsabili della strage nella discoteca "Lanterna Azzurra" di Corinaldo, le notte del 7 dicembre 2018, nella quale morirono sei adolescenti e una mamma di trentanove anni. Pene dai 10 anni e 5 mesi ai 12 anni e 6 mesi per i 6 imputati anche se non è stata riconosciuta l'associazione a delinquere, per la quale la procura aveva chiesto un periodo di prigione più lungo, dai 16 ai 18 anni.
Questa sentenza più leggera è dovuta al fatto che la responsabilità per le morti viene attribuita anche ai proprietari dell'edificio e agli altri titolari della struttura che era in condizioni fatiscenti e non avrebbe dovuto aprire ai clienti. Una seconda inchiesta è stata aperta per incriminare i colpevoli. "La procura della Repubblica prende atto della decisione del giudice - commenta la procuratrice capo Monica Garulli - e si riserva di valutare le motivazioni della sentenza quando saranno depositate. Mi sembra doveroso sottolineare come, grazie all'impegno e agli investigatori, ci sia stata una celere risposta da parte delle istituzioni dello Stato. La sentenza è infatti intervenuta a un anno e mezzo di distanza dai fatti".
Delusi alcuni parenti delle vittime che erano presenti in aula durante la lettura della sentenza. "Siamo rimasti male - ha detto uscendo dall'aula il fratello di Benedetta Vitali, una delle vittime - non ci aspettavamo questa decisione, siamo amareggiati. Aspettiamo l'altro processo". Secondo l'avvocato Cristian Piccioli, legale della famiglia di Asia Nasoni, morta a 14 anni, nella strage di Corinaldo: "l'impianto accusatorio ha retto, a prescindere dal non riconoscimento dell'associazione per delinquere". "Come parte civile riteniamo, però, che questo sia solo il primo tempo", ha detto ancora Piccioli, "Ora arriva il secondo, sulla sicurezza del locale, che coinvolge istituzioni, il gestore del locale, i proprietari. Ma una parte di giustizia è stata fatta".
"Ai miei figli, che sono piccoli, racconterò che giustizia è stata fatta a metà", ha dichiarato, invece, Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, la mamma 39enne morta nella strage, "Ora aspettiamo il prossimo processo. Lì sono molto, molto più colpevoli di questi imputati perché, se non avessero riaperto quella discoteca, mia moglie sarebbe ancora viva. Questi ragazzi hanno fatto lo stesso anche altrove e non è mai morto nessuno".
L'ultima udienza del processo di primo grado è iniziata ad Ancona verso le 10.40, con rito abbreviato. I sei imputati, poco più che ventenni, originari della Bassa Modenese, erano accusati di omicidio preterintenzionale, associazione a delinquere, finalizzata a rapine e furti con strappo e lesioni personali anche gravi. La notte della strage il rapper Sfera Ebbasta, atteso dai giovani, era in ritardo e intorno all'1 di notte è scattato il piano della banda.
Quello che per gli inquirenti sarebbe stato il capo ha spruzzato nell'aria una sostanza urticante al peperoncino. Sulla bomboletta, ritrovata sul pavimento del locale qualche ora dopo, è stata rintracciata una sua impronta. Nel locale, stracolmo oltre il numero consentito, i ragazzi respiravano a fatica e hanno tentato, inutilmente, di uscire velocemente all'aperto. In tanti, in troppi, si sono diretti verso la stessa uscita di sicurezza, la numero 3, che è diventata una trappola mortale.
Sotto il peso di decine di persone è crollato il ponticello che, dall'uscita di sicurezza, portava nel piazzale antistante il locale. Si trattava di una balaustra arrugginita, che ha ceduto, sotto il peso delle persone che hanno finito per schiacciarsi a vicenda, cadendo, una sull'altra, da circa un metro e mezzo d'altezza. In quella calca fatta di panico, hanno perso la vita sei giovanissimi: Asia Nasoni, appena 14 anni di Marotta, Emma Fabini, anche lei 14 anni, e Daniele Pongetti, 16 anni, entrambi di Senigallia, Benedetta Vitali, 15 anni di Fano, Mattia Orlandi, 15 anni di Frontone, e Eleonora Girolimini, 39 anni di Senigallia, che, con il suo corpo, ha protetto Gemma, la figlia undicenne che aveva accompagnato a quella serata. I feriti sono stati quasi 200.
La banda, intanto, ha continuato a rubare portafogli, borse e catenine, senza preoccuparsi dei morti e dei feriti. Alle spalle aveva già trentacinque rapine in varie discoteche. Sulla strage la procura di Ancona ha aperto due inchieste. La prima è quella che si è risolta oggi, con la sentenza di primo grado, davanti al gup Paola Moscaroli. Il secondo filone è quello relativo alle carenze strutturali del "Lanterna Azzurra Clubbing" che, per le carte in mano agli inquirenti, doveva essere un magazzino agricolo.
Indagate a piede libero, per mancato rispetto delle norme di sicurezza, in questa seconda indagine, sono 17 persone per le quali la procura di Ancona sta ottenendo anche una proroga delle indagini. Non è chiaro perché sia stato consentito di aprire al locale che si trovava in condizioni terribili ed era un deposito e non una discoteca. Sotto accusa sono i proprietari dell'immobile, i gestori della discoteca attraverso la società Magic, un dj e un addetto alla sicurezza, al lavoro nel locale la notte della strage, la commissione comunale di vigilanza di Corinaldo, presieduta dal sindaco Matteo Principi, due ingegneri.
I reati ipotizzati vanno da cooperazione in omicidio colposo plurimo e lesioni anche gravi a carico di 197 persone - questo il numero di quelle rimaste ferite in discoteca - a disastro colposo aggravato. Per i membri della commissione e il sindaco c'è anche l'ipotesi di falso ideologico in atto pubblico.