Non passa la mozione anti-Tav dei 5 stelle (Ansa)
Governo gialloverde alla prova della Tav. Lo scontro parlamentare tra gli alleati si sposta sulle sei mozioni, con il M5s che ne ha presentata una anti-alta velocità, che è stata bocciata dal Senato. Di fatto contro l’esecutivo di cui fa parte. Anche se la Torino-Lione si farà. L'aula di Palazzo Madama ha respinto la mozione M5s contraria alla realizzazione della Tav con 181 voti contrari. Hanno votato a favore 110 senatori. Il Movimento 5 stelle conta 107 senatori, quindi sono tre in voti in più a sostegno della mozione pentastellata. È passata invece la mozione del Pd su Tav, favorevole all'opera, ridotta a sole due righe rispetto alla prima versione.
Guerra di urla e cartelli in aula al termine dell'intervento del capogruppo del M5s, Stefano Patuanelli. Il senatore del Pd Mauro Laus ha mostrato il cartello con scritto "I Cinque Stelle hanno cambiato idea". I pentastellati hanno risposto con urla, a cui hanno fatto seguito quelle dei dem. Fra i Cinque Stelle, c'è chi ha mostrato lo schermo di un Pc con scritto: "No Tav". Ha cercato di riportare la calma la presidente Elisabetta Casellati: «Siamo all'asilo infantile», ha detto.
In tutto le mozioni sulla Tav erano sei: una M5s, una Pd, una Forza Italia e una FdI, più due del Misto (una +Europa e una Leu). Solo due mozioni, precisamente quella di M5s e Leu, erano contrarie alla realizzazione della Torino-Lione. Le altre mozioni erano tutte a favore. La Lega non ha presentato una sua mozione, ma ha votato sì a tutte le mozioni a favore dell'opera. È stata bocciata la sola mozione del M5s. Le altre sono state approvate. L'unica mozione non messa in votazione è stata quella di Leu, in quanto, avendo l'aula già bocciato quella dal contenuto simile dei pentastellati, è decaduta. Questi i voti incassati dalle varie mozioni: M5s 110 sì, 181 no. Pd: 180 sì, 109 no, 1 astenuto. +Europa: 181 sì, 107 no e 1 astenuto. FdI: 181 sì, 109 no e 1 astenuto. FI: 182 sì, 109 no e 2 astenuti.
Subito dopo le votazioni sulle mozioni sulla Tav Luigi Di Maio ha abbandonato l'aula del Senato senza rivolgere uno sguardo a Matteo Salvini che è invece rimasto seduto ai banchi del governo circondato da molti esponenti della Lega.
Chiusi i lavori dell'aula del Senato dopo l'esame e le votazioni sulle mozioni Tav. L'assemblea tornerà a riunirsi il 10 settembre. La settimana prima partiranno i lavori delle commissioni di Palazzo Madama.
Le dichiarazioni prima del voto
«Alla luce dei nuovi finanziamenti comunitari non realizzare il Tav costerebbe molto di più che completarlo. E dico questo pensando all'interesse nazionale, che è l'unica ed esclusiva stella polare che guida questo governo», ha detto il premier Giuseppe Conte spiegando i sì dell’esecutivo all’opera. Un sì comunicato anche all’Europa. «Oggi siamo in mare aperto in mezzo a una tempesta. È ovvio che così non si può più andare avanti. Siamo a un punto di svolta». È questo l'umore che si raccoglie tra gli esponenti di governo e i dirigenti di Lega e M5S nei corridoi del Senato. Facce sorridenti ma nervi tesi tra gli alleati : nessuno è pronto a scommettere su come andrà a finire sul piano politico. Si fa un gran parlare di crisi o rimpasto. «La prima opzione di Salvini non è andare a votare - dice un pentastellato, ammettendo che la Tav rappresenta però il "casus belli" perfetto.
Il M5S, forte dei suoi 107 senatori, voterà in aula al Senato la sua mozione. Una posizione che ha già creato fibrillazioni nel governo con il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha dichiarato: «Un voto del Parlamento contro la Torino-Lione sarebbe una sfiducia al premier, che ha riconosciuto che costa meno finirla che fermarla». Immediata la reazione del ministro pentastellato alle Infrastrutture Danilo Toninelli, che ha formalmente acceso il semaforo verde all’opera con la lettera invita alla Commissione europea: «Il governo non cadrà. Salvini minacci chi vuole», ha detto, ricordando che la mozione M5s «impegna il Parlamento e non il governo».
Controllando i gruppi parlamentari emerge che il M5s ha 107 voti (hanno lasciato Gregorio De Falco, Paola Nugnes e Saverio De Bonis per passare al gruppo misto), Forza Italia 61, Lega 58, Partito democratico 52, Fratelli d’Italia 18, gruppo misto 17, Per le autonomie 8. Totale: 319. Si ricorda che nel gruppo misto sono iscritti anche i senatori a vita.
Le sei mozioni
Sono sei le mozioni sulla Tav in discussione nell'aula di Palazzo Madama. Oltre a quella M5s, esprime contrarierà all'opera anche il testo preparato da Leu, a prima firma De Petris. Favorevoli all'opera, con motivazioni e accenti diversi, le mozioni Pd (prima firma Marcucci), Forza Italia (Bernini), FdI (Ciriani) e quella a prima firma Bonino, sottoscritto tra gli altri anche da Nencini, Casini, Unterberger, De Falco e Monti. «Il M5s sta deflagrando e sta andando in mille pezzi. Oggi voteranno in Senato contro il loro governo e contro il loro presidente del Consiglio. Di Battista lo dice chiaramente: la mozione contro la Tav presentata da Di Maio e dal M5s è stata presentata per aprire la crisi di Governo. Sono ridicoli e in confusione mentale. In tutto questo il premier Conte si rifugia in un silenzio assordante che ci auguriamo finisca un minuto dopo il voto al Senato presentandosi al Quirinale». Lo scrive in una nota la vicesegretaria del Pd Paola De Micheli.
Marcucci (Pd): si sblocchino le grandi opere
Cambia la mozione presentata al Senato dal Pd sulla Tav. Il testo, solo due righe, "impegna il governo ad adottare tutte le iniziative necessarie per consentire la rapida realizzazione della nuova linea ferroviaria Tav Torino-Lione». Tolte tutte le premesse che ricostruivano l'iter dell'opera e contenevano critiche nei confronti delle posizioni assunte da governo e maggioranza attuali. A questo punto perciò il testo potrà essere votato da tutte le forze politiche favorevoli all'infrastruttura, compresa quindi la Lega, che avrebbe potuto chiedere un voto per parti separate per evitare di pronunciarsi a favore di quei contenuti critici nei riguardi dell'esecutivo.La velocità della ripresa economica e la competitività del Paese dipendono in termini non secondari anche dalla realizzazione di importanti investimenti pubblici e privati. È questa la premessa della mozione sostenuta dal senatore Andrea Marcucci e 40 parlamentari del Pd più uno del Psi. La mozione impegna il governo ad adottare tutte le iniziative necessarie per consentire la rapida realizzazione della nuova linea ferroviaria Tav Torino-Lione e ad adottare «ogni iniziativa utile a superare l’attuale blocco di svariate grandi opere e a riprendere finalmente un'adeguata politica di investimenti pubblici in grado di incidere nei prossimi anni sulla crescita dei posti di lavoro e sul tasso di sviluppo infrastrutturale del nostro Paese».
Patuanelli (M5S): netto no all’opera
Ha raccolto 68 firme, tutte pentastellate, la mozione di Stefano Patuanelli (M5S). Chiede «la cessazione delle attività relative al progetto per la realizzazione e la gestione della sezione transfrontaliera del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione» e « una diversa allocazione delle risorse stanziate per il finanziamento della linea al fine di promuovere la loro riassegnazione all'entrata del bilancio dello Stato per essere successivamente destinate a opere pubbliche alternative, maggiormente utili e urgenti, sul territorio italiano». Per i pentastellati il progetto è «obsoleto» e presenta «gravi criticità dal punto di vista della sostenibilità economica, sociale e ambientale».
Bernini e Malan (Fi): opera strategica, avanti
La mozione targata Forza Italia, primi firmatari Anna Maria Bernini e Lucio Malan, e sostenuta da 58 parlamentari, «impegna il Governo a dare piena attuazione all'accordo ratificato dal Parlamento italiano (legge n. 1 del 2017), confermando la valenza strategica della realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione in termini economici e occupazionali». La mozione ripercorre la storia dell’opera, parla di un «governo lacerato dalle continue contrapposizioni interne», chiede «una nuova fase con un'adeguata politica di investimenti infrastrutturali in grado di proiettare il nostro Paese verso la crescita economica e occupazionale». Sottolinea che un sì alla mozione presentata dal M5S per bocciare l’opera « comporterebbe gravissime conseguenze non solo in termini politici, sancendo un isolamento economico e geopolitico senza precedenti».
De Petris (Leu): i fondi vadano ai treni dei pendolari
La senatrice Loredana De Petris (Leu), sostenuta da sette parlamentari del gruppo misto e del M5s, chiede che il governo si impegni a non procedere alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, bloccando le procedure di appalto, revocando i membri italiani del consiglio di amministrazione promotore italo-francese dell’opera Telt e nominandone di nuovi. Chiede, inoltre, di trasferire le risorse sul trasporto ferroviario regionale, sulle tratte dei pendolari e sul trasporto pubblico locale. In subordine la mozione chiede di bloccare l’allineamento temporale del lavori di realizzazione della tratta transfrontaliera all’effettivo avvio dei lavori di realizzazione da parte francese della loro tratta nazionale.
Ciriani (Fdi): opera strategica per l’economia nazionale
Il senatore Luca Ciriani di Fdi, sostenuto da 17 parlamentari di Fdi, chiede al governo di realizzare l’infrastruttura «senza ulteriore indugio o ritardo». E chiede di adottare ogni iniziativa necessaria a scongiurare che l’Italia «incorra in inevitabili effetti penalizzanti e dannosi, che deriverebbero sia dall’emergere di profili di responsabilità contrattuale per inadempimento o ulteriori ritardi esecutivi rispetto agli impegni assunti, sia dalla mancata realizzazione di un'opera infrastrutturale strategica per lo sviluppo economico nazionale».
Emma Bonino (+Europa): avanti con la Tav
Grande capacità di sintesi nella mozione firmata dalla senatrice Emma Bonino (+Europa), sostenuta da 9 parlamentari di Psi, Leu, Per le autonomia. Pd e gruppo misto. In una pagina la senatrice chiede al governo di «proseguire nelle attività amministrative finalizzate alla realizzazione dell’opera e in particolare della sezione transfrontaliera e del tunnel di base del Moncenisio dando attuazione a quanto già previsto dalla normativa vigente e dagli accordi stipulati dall'Italia in sede internazionale».